fbpx L'Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale | Scienza in rete

L'Italia degli scienziati. 150 anni di storia nazionale

Primary tabs

Read time: 3 mins

Attraverso una ventina di microstorie, centrate attorno a un personaggio o ad un evento significativo, il libro offre una incisiva panoramica del ruolo svolto dalla comunità scientifica italiana nello sviluppo dei 150 anni di storia unitaria, sia sotto il profilo dei contributi apportati dagli scienziati italiani alle rispettive discipline, sia e soprattutto sotto l’aspetto del peso esercitato nella vita culturale e politica del paese. Non è un volume rivolto agli storici di professione, e non contiene inedite rivelazioni sul piano storiografico; ma ha il non piccolo pregio di offrire ad un vasto pubblico colto ma non addetto ai lavori, grazie anche ad una scrittura molto scorrevole, i principali risultati delle novità che la ricerca storica più recente ha prodotto su un tema finora largamente ignorato o sottovalutato. Le novità si devono soprattutto all’emergere di una generazione di ricercatori con una solida formazione scientifica alle spalle, che ha rivisitato e messo in discussione alcuni stereotipi consolidati e aperto nuovi orizzonti di ricerca su terreni finora trascurati (pressoché tutti i lavori di ricerca su cui questa rassegna critica si basa sono debitamente indicati nelle note, permettendo così al lettore desideroso di approfondimenti di risalire alle fonti originali). E’ così possibile suggerire chiavi di lettura non scontate anche trattando personaggi e  momenti ben noti, quali Guglielmo Marconi o la saga dei “ragazzi di via Panisperna” raccolti intorno ad Enrico Fermi. Ma soprattutto vengono portati all’attenzione figure, e situazioni, che impongono una sostanziosa revisione dell’immagine che comunemente si tende ad avere della presenza della scienza nella storia del nostro paese, quella cioè di una realtà spesso culturalmente osteggiata, comunque marginale e sostanzialmente estranea alla definizione delle linee di sviluppo e delle politiche espresse dalle classi dirigenti. Sotto questo aspetto risultano molto istruttive le pagine dedicate ad alcune questioni che, pur essendo ormai terreno familiare agli storici di professione, sono invece largamente assenti dalla percezione collettiva della nostra vicenda nazionale. Menzioniamo sommariamente alcuni di questi nodi: la presenza attiva e diretta della generazione postrisorgimentale di scienziati nella definizione delle linee di sviluppo culturale e economico del nuovo stato unitario, e la attenzione rivolta alla creazione di nuove istituzioni scientifiche (una figura emblematica per tutte, quella di Vito Volterra); la questione (assai più complessa del semplice rapporto di indifferenza reciproca cui la si è troppo a lungo ridotta) del rapporto della comunità scientifica con il fascismo, che si integra nel quadro più generale della continuità delle relazioni tra gli intellettuali italiani e il potere, prima, durante e dopo il ventennio; la connessa vicenda della legislazione razziale, che ha visto tra gli scienziati italiani molte delle sue vittime illustri, ma anche alcuni dei suoi artefici e ispiratori, e con cui i conti – culturali prima ancora che giudiziari – non sono mai stati fatti fino in fondo; il miracolo della ricostruzione postbellica e la successiva distruzione negli anni sessanta di un sistema della ricerca che era riuscito a portare l’Italia all’avanguardia in molti settori chiave dell’innovazione scientifica (e non si tratta solo delle storie più familiari della parabola di Mattei o della vicenda giudiziaria di Ippolito, legate ai settori dell’energia: chi ha memoria di ciò che è stato, nel panorama della ricerca biomedica, l’Istituto Superiore di Sanità in quegli anni, quando vi lavoravano due premi Nobel?)

La storia non ci dà prescrizioni per stabilire come muoversi dal nostro presente verso il futuro. Ma ci permette, opportunamente interrogata, di capire come e perché siamo arrivati a questo presente: e ci mette così in mano gli ingredienti essenziali per decidere responsabilmente verso dove andare. In un momento in cui le fondamenta del ruolo della ricerca scientifica nello sviluppo del paese sono in discussione, questo libro costituisce uno strumento importante per fornire ai cittadini sensibili alla questione parte di quegli ingredienti.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Generazione ansiosa perché troppo online?

bambini e bambine con smartphone in mano

La Generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli (Rizzoli, 2024), di Jonathan Haidt, è un saggio dal titolo esplicativo. Dedicato alla Gen Z, la prima ad aver sperimentato pubertà e adolescenza completamente sullo smartphone, indaga su una solida base scientifica i danni che questi strumenti possono portare a ragazzi e ragazze. Ma sul tema altre voci si sono espresse con pareri discordi.

TikTok e Instagram sono sempre più popolati da persone giovanissime, questo è ormai un dato di fatto. Sebbene la legge Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) del 1998 stabilisca i tredici anni come età minima per accettare le condizioni delle aziende, fornire i propri dati e creare un account personale, risulta comunque molto semplice eludere questi controlli, poiché non è prevista alcuna verifica effettiva.