Il governo ha appena licenziato una bozza per la nuova strategia energetica nazionale, che ha sollevato qualche polemica soprattutto per la rimessa in discussione dei limiti di miglia dalla costa oltre i quali si potranno condure nuove trivellazioni petrolifere. In realtà il documento va anlizzato in tutte le sue parti perché riverste, dopo un periodo di confusione su questo tema, un contributo importante per affrontare im modo razionale la questione energetica, vitale per il Paese. Eccone in sintesi i punti essenziali.
L’Italia è, e resterà nel medio periodo, un Paese altamente dipendente da combustibili fossili, in particolare gas e petrolio. Nel 2010 circa l’82% del fabbisogno energetico è stato coperto da combustibili fossili, prevalentemente petrolio (38%) e gas (36%). Più del 90% degli idrocarburi in Italia è importato, una quota molto superiore a quella dei nostri partner europei: il 91% del gas (di cui oltre il 70% da soli 3 Paesi: Russia, Algeria e Libia), e il 93% del petrolio, con grave Problema di Sicurezza energetica, rispetto alla media UE, siamo più dipendenti di circa 30 punti percentuali dall’estero (82% vs. 53%). Esiste un Problema di Bilancia dei pagamenti in quanto la fattura energetica di importazione è pari a circa 62 miliardi di euro nel 2011.
l’Italia ha, inoltre, il Problema dei prezzi dell’energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei. Ciò rappresenta un fattore di grave appesantimento per la competitività del sistema economico italiano, ed è dovuto in gran parte a quattro ragioni strutturali:
- Il mix attuale, in particolare quello elettrico, è costoso perché principalmente basato su gas e rinnovabili, e si differenzia molto da quello della media UE per l’assenza di nucleare e la bassa incidenza di carbone.
- I prezzi all’ingrosso del gas in Italia sono mediamente più alti che negli altri Paesi europei. Il prezzo medio del gas sul mercato spot nel 2011 è stato di circa il 25% superiore a quello dei principali hub nord-europei. Ciò ha un impatto di circa 10-12 euro al MWh sulla produzione elettrica di una centrale CCGT .
- Gli incentivi alla produzione rinnovabile elettrica in Italia sono storicamente i più elevati d’Europa (ad esempio, gli incentivi unitari alla produzione fotovoltaica sono circa il doppio di quelli tedeschi), con un forte impatto sul costo dell’energia: circa il 20% circa della bolletta elettrica italiana è destinato a incentivi alla produzione tramite fonti rinnovabili.
- Vi sono infine una serie di altri costi e inefficienze diffuse, come ad esempio, per il settore elettrico: gli “altri oneri di sistema”
Le opportunità da valorizzare
- Elevati standard ambientali. In particolare l’Italia è oggi uno dei Paesi a maggiore efficienza energetica (-15% intensità di energia primaria rispetto alla media europea).
- La favorevole collocazione geografica, pone il nostro Paese in posizione di ponte dell’Europa continentale sul Mediterraneo, con un accesso privilegiato al Nord Africa, ai Balcani e al Medio Oriente, regioni importanti da un punto di vista energetico.
- Tradizione e competenza nel settore industriale energetico, settore in continua crescita nel mondo (stimati 38 mila miliardi di investimenti mondiali al 2035)
Le linee di intervento
- La promozione dell’Efficienza Energetica, strumento più economico per l’abbattimento delle emissioni e per conseguire tutti gli obiettivi in campo energetico.
- riduzione dei livelli di importazione di combustibili fossili e di elettricità, diversificazione delle fonti di approvvigionamento (oggi concentrata nel gas) e flessibilità di fornitura per rispondere ai picchi di consumo e a riduzioni impreviste nelle importazioni (ad esempio con gli stoccaggi gas)
- Lo sviluppo dell’Hub del Gas sud-europeo, per diventare il principale ponte per l’ingresso di gas dal Sud verso l’Europa. aumenterà l’importazione di gas. Ciò richiederà un forte incremento dei punti di entrata del gas in Italia.
- Lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili. Occorrerà orientare la spesa verso le tecnologie e i settori più virtuosi, ossia con maggiori ritorni ambientali e sulla filiera economica nazionale (in particolare, con maggiore attenzione rivolta alle rinnovabili termiche), con allineamento dei costi di incentivazione ai livelli europei e graduale accompagnamento verso la grid parity.
- Il rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, L’Italia dispone di ingenti riserve di gas e petrolio. Una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi relativamente rapidi, consentendo di raddoppiare la produzione dall’attuale 8% a circa 16% del fabbisogno energetico primario in pochi anni.
- Il rafforzamento di standard minimi e normative, in particolare per quanto riguarda l’edilizia (per nuove costruzioni o rifacimenti importanti) ed il settore dei trasporti. Il mantenimento di detrazioni fiscali, prevalentemente dedicati al settore delle ristrutturazioni civili. L’introduzione di incentivazione diretta per gli interventi della Pubblica Amministrazione, impossibilitata ad accedere al meccanismo delle detrazioni. Il rafforzamento degli obiettivi e dei meccanismi dei Certificati Bianchi (i Titoli di Efficienza Energetica – TEE), prevalentemente dedicato al settore industriale.
- Nel settore della cogenerazione ad alto rendimento saranno introdotte misure a carattere regolamentare ad integrazione del regime di incentivazione vigente
I vincoli assunti
Il settore energetico ha un ruolo fondamentale nel garantire elevati standard di qualità ambientali, in termini di utilizzo sostenibile di risorse scarse, di salubrità dell’ambiente in cui viviamo, e di preservazione paesaggistica e di ecosistema
I risultati attesi al 2020:
- Ridurre il differenziale di costo per cittadini e imprese è di gran lunga il primo obiettivo, date le priorità del Paese di diventare più competitivo e di crescere di più e in maniera sostenibile
- Un contenimento dei consumi rispetto al 2010, sia di quelli complessivi primari che di quelli elettrici, grazie ad una forte spinta sull’efficienza energetica -15 miliardi di euro/anno di fattura energetica estera (rispetto ai 62 miliardi attuali), con la riduzione dall’82 al 65% della dipendenza dall’estero;
- 180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020 sia nella ‘green economy’ (e.g., rinnovabili, efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (quali reti elettriche e gas, rigassificatori e stoccaggi e produzione idrocarburi).
- -19% di emissioni di gas serra, superando gli obiettivi europei per l’Italia pari al 18% di riduzione rispetto alle emissioni del 1990;
- 23% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi totali e oltre il 38% sui consumi elettrici (rispetto all’11% e al 23% rispettivamente del 2010) con una riduzione dall’87 al 75% dei combustibili fossili;