Mai sentito parlare di Damnatio memoriae? Si tratta di quel
simpatico rituale volto a cancellare per sempre persino il ricordo del proprio
nemico. I latini ne sono stati maestri e lo hanno applicato in modo capillare.
Alla caduta in disgrazia di un potente (che generalmente era anche stato
assassinato), non solo si confiscavano i beni del defunto, ma si distruggevano le
sue statue e ogni opera che potesse alimentare il suo ricordo.
Un esempio illuminante di damnatio memoriae è quella toccata a Nerone
per volontà degli imperatori Flavi (Vespasiano, Tito e Domiziano) che gli sono
succeduti. La meravigliosa Domus Aurea, l’immenso palazzo forse un po’
esagerato che Nerone aveva fatto costruire sui terreni ripuliti dallo
spaventoso incendio del 64 D.C., venne ricoperta di terra e mimetizzata da
collina mentre il lago artificiale, che era una delle attrazioni del giardino, venne
prosciugato e riempito per fare da base al Colosseo. Della Domus Aurea si perse
effettivamente la memoria e lo straordinario e grandioso fabbricato venne
riscoperto per caso durante il Rinascimento.
Confesso che, nella mia ingenuità, pensavo che la pratica fosse stata
abbandonata da tempo a favore della più familiare macchina del fango mediatica,
mi sono dovuta ricredere perché ho scoperto un incredibile esempio di damnatio
memoriae dei nostri giorni, giocata a metà tra politica e scienza
spaziale.
Dopo tre tentativi l’11 febbraio, è stato lanciato un satellite dal
curioso nome di DSCOVR per Deep
Space Climate ObserVatoRy.
Verrà posizionato nel punto lagrangiano L1, dove l’attrazione gravitazionale
del sole e quella della terra si compensano esattamente. Visto che il Sole è
molto più massiccio della Terra, il punto neutro, come veniva chiamato una
volta, è molto più vicino alla Terra che non al Sole e di trova a 1,5 milioni
di chilometri da noi.
E’ la posizione ideale sia per studiare lo Space Weather,
cioè l’influenza dell’attività del Sole nel sistema solare, con un occhio
particolare alla Terra, sia per misurare il bilancio energetico globale del
pianeta Terra, che da L1 si può vedere nella sua totalità.
Sarebbe tutto normale se non si leggesse che il satellite aspettava di
essere lanciato da 14 anni, facendo pensare a qualcosa di decisamente anomalo.
Conservare un satellite in buone condizioni non è semplicissimo: bisogna
tenerlo in un ambiente controllato all’interno di una struttura certificata.
Perché mai una agenzia spaziale dovrebbe costruire un satellite per poi
metterlo costosamente in naftalina? Non ci rimane che andare indietro nel
tempo con un salto di 17 anni.
Ci troveremmo negli Stati Uniti dove era Presidente Bill Clinton e Vicepresidente Al
Gore, da sempre sensibile ai temi ambientalisti e entusiasta supporter
della rete.
Per cercare di risvegliare nei giovani l’interesse per i temi dell’ambiente, il
Vice-presidente pensa a un satellite capace di vedere tutta la Terra che
raccolga e trasmetta continuamente immagini del nostro pianeta blu per avere in
diretta immagini come l’iconica Blue marble scattata da Apollo XVII. Ovviamente,
allora come ora, c’erano in funzione decine di satelliti di osservazioni della
Terra, ma si tratta di missioni in orbita bassa oppure in orbita geostazionaria
che non vedono tutta la terra ma solo una striscia (per le orbite basse) o una frazione del globo (per le orbite geostazionarie).
Ovviamente la maggiore distanza penalizza la risoluzione che sarà di 8 km per
pixel, ma è il prezzo da pagare per avere in un colpo solo l’intero globo.
Gore aveva deciso che il satellite si sarebbe dovuto chiamare Triana in onore di Rodrigo de Triana,
il marinaio di Colombo che per primo aveva avvistato terra. Se il
Vicepresidente ordina alla NASA di costruire un satellite che faccia immagini
della Terra, l’agenzia esegue. Tuttavia, dedicare un intero satellite allo
spirito ambientalista sembrava un pochino riduttivo e la NASA fece un bando per
chiedere se ci fossero altri modi di utilizzarlo. Così venne formalizzata
l’idea di utilizzare Triana per misurare il bilancio energetico della terra.
Quanta radiazione riceve e quanta ne riflette: è un dato importantissimo per
stimare con precisione l’effetto delle polveri e dell’inquinamento sull’effetto
serra.
La NASA fece le cose presto e bene e Triana era pronto per il lancio a bordo
di uno Shuttle nel 2001. Peccato che fosse cambiato il vento politico. Gore era
stato battuto in una travagliata elezione da George W. Bush e il nuovo
presidente, con una sana educazione da petroliere texano, era allergico ai temi
ambientali e ancor di più era allergico al suo avversario Al Gore.
Risultato, uno dei primi atti della presidenza Bush è stato il congelamento del
progetto Triana.
Il satellite è scomparso dal manifesto
di lancio dello Shuttle ed è finito in una camera pulita al Goddard Space
Flight Center in Maryland. Seguendo l’esempio degli imperatori romani, Bush
figlio voleva cancellare il ricordo del suo avversario.
Al Gore, però, non era morto (come accadeva agli imperatori romani) e faceva di
tutto per non farsi dimenticare. Nel 2006 faceva il botto con il documentario Incovenient
Truth (sulle nostre responsabilità nel riscaldamento globale e sulle sue
conseguenze catastrofiche) e nel 2007 vinceva il Nobel per la pace.
Il successo non ebbe nessun effetto sul satellite in naftalina e di Triana
nessuno parlò più fino al 2008, quando, alla fine della presidenza Bush, la
NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration) decise che aveva
bisogno di una sentinella in orbita per rimpiazzare un vecchio satellite che
dava segni di stanchezza.
Triana venne ribattezzato DSCOVR e iniziò il processo di refurbishing per
scrollarsi di dosso gli anni di magazzino. A scanso di equivoci la NASA passò
la gestione alla NOAA e quindi stiamo per assistere al lancio di un vecchio
satellite con un nuovo nome e una nuova organizzazione gestionale. Alla
fine, nonostante la damnatio memoriae di Bush, il sogno di Al Gore
diventerà realtà.
Non resisto ad aggiungere una curiosità, lo strumento che produrrà le immagini
si chiama EPIC per Earth Polychromatic Imaging Camera. Peccato che nello
spazio sia già in funzione uno strumento EPIC, si tratta della European Photon Imaging Camera, che funziona dal 1999 a
bordo del satellite europeo XMM Newton, la cui costruzione è stata coordinata
dal mio istituto a Milano.
Ci auguriamo che il nuovo EPIC di osservazione della Terra abbia la stesso successo del nostro vero EPIC di osservazione del cielo X che, dopo 15 anni dal lancio, continua a essere il migliore strumento per astronomia X a disposizione degli astronomi.
Pubblicato su Che Futuro