fbpx DSCOVR è in viaggio: misurerà il riscaldamento globale | Scienza in rete

DSCOVR è in viaggio: misurerà il riscaldamento globale

Primary tabs

Read time: 5 mins

Mai sentito parlare di Damnatio memoriae? Si tratta di quel simpatico rituale volto a cancellare per sempre persino il ricordo del proprio nemico. I latini ne sono stati maestri e lo hanno applicato in modo capillare. Alla caduta in disgrazia di un potente (che generalmente era anche stato assassinato), non solo si confiscavano i beni del defunto, ma si distruggevano le sue statue e ogni opera che potesse alimentare il suo ricordo.
Un esempio illuminante di damnatio memoriae è quella toccata a Nerone per volontà degli imperatori Flavi (Vespasiano, Tito e Domiziano) che gli sono succeduti. La meravigliosa Domus Aurea, l’immenso palazzo forse un po’ esagerato che Nerone aveva fatto costruire sui terreni ripuliti dallo spaventoso incendio del 64 D.C., venne ricoperta di terra e mimetizzata da collina mentre il lago artificiale, che era una delle attrazioni del giardino, venne prosciugato e riempito per fare da base al Colosseo. Della Domus Aurea si perse effettivamente la memoria e lo straordinario e grandioso fabbricato venne riscoperto per caso durante il Rinascimento.
Confesso che, nella mia ingenuità, pensavo che la pratica fosse stata abbandonata da tempo a favore della più familiare macchina del fango mediatica, mi sono dovuta ricredere perché ho scoperto un incredibile esempio di damnatio memoriae dei nostri giorni, giocata a metà tra politica e scienza spaziale.
Dopo tre tentativi l’11 febbraio, è stato lanciato un satellite dal curioso nome di DSCOVR per Deep Space Climate ObserVatoRy.
Verrà posizionato nel punto lagrangiano L1, dove l’attrazione gravitazionale del sole e quella della terra si compensano esattamente. Visto che il Sole è molto più massiccio della Terra, il punto neutro, come veniva chiamato una volta, è molto più vicino alla Terra che non al Sole e di trova a 1,5 milioni di chilometri da noi.
E’ la posizione ideale sia per studiare lo Space Weather, cioè l’influenza dell’attività del Sole nel sistema solare, con un occhio particolare alla Terra, sia per misurare il bilancio energetico globale del pianeta Terra, che da L1 si può vedere nella sua totalità.
Sarebbe tutto normale se non si leggesse che il satellite aspettava di essere lanciato da 14 anni, facendo pensare a qualcosa di decisamente anomalo.
Conservare un satellite in buone condizioni non è semplicissimo: bisogna tenerlo in un ambiente controllato all’interno di una struttura certificata. Perché mai una agenzia spaziale dovrebbe costruire un satellite per poi metterlo costosamente in naftalina? Non ci rimane che andare indietro nel tempo con un salto di 17 anni.
Ci troveremmo negli Stati Uniti dove era Presidente Bill Clinton e Vicepresidente Al Gore, da sempre sensibile ai temi ambientalisti e entusiasta supporter della rete.
Per cercare di risvegliare nei giovani l’interesse per i temi dell’ambiente, il Vice-presidente pensa a un satellite capace di vedere tutta la Terra che raccolga e trasmetta continuamente immagini del nostro pianeta blu per avere in diretta immagini come l’iconica Blue marble scattata da Apollo XVII. Ovviamente, allora come ora, c’erano in funzione decine di satelliti di osservazioni della Terra, ma si tratta di missioni in orbita bassa oppure in orbita geostazionaria che non vedono tutta la terra ma solo una striscia (per le orbite basse) o una frazione del globo (per le orbite geostazionarie).
Ovviamente la maggiore distanza penalizza la risoluzione che sarà di 8 km per pixel, ma è il prezzo da pagare per avere in un colpo solo l’intero globo.
Gore aveva deciso che il satellite si sarebbe dovuto chiamare Triana in onore di Rodrigo de Triana, il marinaio di Colombo che per primo aveva avvistato terra. Se il Vicepresidente ordina alla NASA di costruire un satellite che faccia immagini della Terra, l’agenzia esegue. Tuttavia, dedicare un intero satellite allo spirito ambientalista sembrava un pochino riduttivo e la NASA fece un bando per chiedere se ci fossero altri modi di utilizzarlo. Così venne formalizzata l’idea di utilizzare Triana per misurare il bilancio energetico della terra. Quanta radiazione riceve e quanta ne riflette: è un dato importantissimo per stimare con precisione l’effetto delle polveri e dell’inquinamento sull’effetto serra.

La NASA fece le cose presto e bene e Triana era pronto per il lancio a bordo di uno Shuttle nel 2001. Peccato che fosse cambiato il vento politico. Gore era stato battuto in una travagliata elezione da George W. Bush e il nuovo presidente, con una sana educazione da petroliere texano, era allergico ai temi ambientali e ancor di più era allergico al suo avversario Al Gore.
Risultato, uno dei primi atti della presidenza Bush è stato il congelamento del progetto Triana.
 Il satellite è scomparso dal manifesto di lancio dello Shuttle ed è finito in una camera pulita al Goddard Space Flight Center in Maryland. Seguendo l’esempio degli imperatori romani, Bush figlio voleva cancellare il ricordo del suo avversario.
Al Gore, però, non era morto (come accadeva agli imperatori romani) e faceva di tutto per non farsi dimenticare. Nel 2006 faceva il botto con il documentario Incovenient Truth (sulle nostre responsabilità nel riscaldamento globale e sulle sue conseguenze catastrofiche) e nel 2007 vinceva il Nobel per la pace.
Il successo non ebbe nessun effetto sul satellite in naftalina e di Triana nessuno parlò più fino al 2008, quando, alla fine della presidenza Bush, la NOAA (National Oceanographic and Atmospheric Administration) decise che aveva bisogno di una sentinella in orbita per rimpiazzare un vecchio satellite che dava segni di stanchezza.
Triana venne ribattezzato DSCOVR e iniziò il processo di refurbishing per scrollarsi di dosso gli anni di magazzino. A scanso di equivoci la NASA passò la gestione alla NOAA e quindi stiamo per assistere al lancio di un vecchio satellite con un nuovo nome e una nuova organizzazione gestionale. Alla fine, nonostante la damnatio memoriae di Bush, il sogno di Al Gore diventerà realtà.
Non resisto ad aggiungere una curiosità, lo strumento che produrrà le immagini si chiama EPIC per Earth Polychromatic  Imaging Camera. Peccato che nello spazio sia già in funzione uno strumento EPIC, si tratta della European Photon Imaging Camera, che funziona dal 1999 a bordo del satellite europeo XMM Newton, la cui costruzione è stata coordinata dal mio istituto a Milano.

Ci auguriamo che il nuovo EPIC di osservazione della Terra abbia la stesso successo del nostro vero EPIC di osservazione del cielo X che, dopo 15 anni dal lancio, continua a essere il migliore strumento per astronomia X a disposizione degli astronomi.


Pubblicato su Che Futuro


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Perché ridiamo: capire la risata tra neuroscienze ed etologia

leone marino che si rotola

La risata ha origini antiche e un ruolo complesso, che il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi esplorano, tra studi ed esperimenti, nel loro saggio Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale. Per formulare una teoria che, facendo chiarezza sugli errori di partenza dei tentativi passati di spiegare il riso, lo vede al centro della socialità, nostra e di altre specie

Ridere è un comportamento che mettiamo in atto ogni giorno, siano risate “di pancia” o sorrisi più o meno lievi. È anche un comportamento che ne ha attirato, di interesse: da parte di psicologi, linguisti, filosofi, antropologi, tutti a interrogarsi sul ruolo e sulle origini della risata. Ma, avvertono il neuroscienziato Fausto Caruana e l’etologa Elisabetta Palagi fin dalle prime pagine del loro libro, Perché ridiamo. Alle origini del cervello sociale (il Mulino, 2024):