Le piste di Beijing sono ancora calde dopo i risultati con cui Usain Bolt nel 2008 ha stupito tutto il mondo: i record del mondo per i 100 metri con soli 9"69 e per i 200 metri con 19"30. Soltanto un anno dopo, a Berlino, Bolt è riuscito a migliorarsi su entrambi i risultati di 11 centesimi di secondo, fermando il cronometro sui 19"19 nella finale dei 200 metri, e sui 9"58 nella finale dei 100 metri. Proprio i risultati straordinari raggiunti dal giamaicano sono stati stimolo per molti studiosi per cercare di capire quanti possibili miglioramenti potremo osservare da qui in avanti, quindi anche nelle future edizioni dei Giochi olimpici.
A seguito di Pechino 2008, Mark Denny, biologo della Stanford University, ha voluto confrontare le prestazioni nella corsa dell’uomo con quelle di due specie animali diverse, il cane e il cavallo, nel tentativo di osservare per tutti quanto grado di miglioramento ci possa essere nel futuro. Il ricercatore ha così reperito e studiato i dati sulle prestazioni dei cani che risalgono fino agli anni venti, e per l'uomo e il cavallo fino al XIX secolo.
Secondo questa analisi, cani e cavalli avrebbero già raggiunto il massimo delle loro prestazioni: se per i cavalli non ci sono stati ulteriori miglioramenti già dagli anni quaranta, per i cani il picco sarebbe stato raggiunto negli anni settanta del secolo scorso; lo stesso Denny però precisa che forse per i cavalli potrebbe ancora esserci il margine per un miglioramento dell'1%.
Per l’uomo invece, nel caso delle corse veloci maschili, secondo Denny esisterebbero ancora margini di miglioramento, dato che le sue estrapolazioni portano a un limite di 9,48 secondi sui centro metri, quindi solo 1 decimo di secondo in meno rispetto al record di Bolt siglato nel 2009. Quello di Bolt risulterebbe distante poco meno dell’1% rispetto al limite ipotizzato dal ricercato Mark Denny. Più netto invece il distacco tra il limite estrapolato dal biologo e il record attuale per i 100 metri femminili: partendo dal record vigente dell’americana Florence Griffith-Joyner, quindi i suoi 10,49 secondi, dovrebbe essere possibile un abbassamento ulteriore di 0,4 secondi, quindi un miglioramento quasi del 4%. A tale scopo c’è chi però sottolinea che i margini di miglioramento delle atlete sono più consistenti rispetto a quelli dei colleghi uomini perchè lo sport in rosa è iniziato, almeno a livello professionale, più tardi rispetto a quello maschile.
Molto meno severe le stime di Pietro Enrico di Prampero, fisiologo dell'Università di Ginevra, il quale ha recuperato uno studio del 1982 effettuato dal fisiologo neozelandese R. Hugh Morton. Quest’ultimo, utilizzando una funzione asintotica, cioè un limite definitivo cui il record tende, ha previsto miglioramenti possibili decisamente più sostanziosi rispetto alle stime di Denny. Se per i 100 metri con il risultato di Bolt nel 2009 siamo infatti intorno al 5% circa superiori ai record definitivi, per ciò che concerne le gare di distanza maggiore, le differenze tra record attuali e quelli definitivi calcolati da Morton vanno dal 9 al 12% circa, con l’eccezione dei 3000 metri dove la differenza raggiunge il 17% circa.
Ma come ci ricorda lo stesso Pietro Enrico di Prampero l’asintoto, cioè il record definitivo, sarà raggiunto in un tempo infinito. È però possibile calcolare l’anno in cui si raggiungerà la barriera dell’1% rispetto al record definitivo: per molte delle specialità olimpiche questo varierebbe tra il 2187 e il 2254. Il velocista più forte al mondo in questo arco di tempo, secondo Pietro Enrico di Prampero, correrà i 100 metri in 9”15 a una velocità media di 39,344 km/h mentre i mezzofondisti percorreranno i 5.000 metri piani in 11’20” (il record attuale è di 12’37”35).
Secondo altri studi invece i record maschili raggiungeranno il picco teorico molto prima, tra il 2020 e il 2060: Alain Neville dell’Università di Wolverhampton e Gregory White dell’English Institute of Sport affermano infatti che le performance non miglioreranno più dell’1-3% rispetto a quelle attuali, presentando stime di miglioramento più vicine a quelle proposte da Denny: la maratona per esempio, il cui record attuale è di 2h4’26” potrà essere corsa in non meno di 2h3’09”.
Il francese Jean-Francois Toussaint ha condotto un’analisi da cui si evince che a partire dal 2060 l'atletica leggera e molti altri sport potrebbero perdere di significato, poichè non sarà più possibile battere alcun record. Prendendo in considerazione oltre 3200 record sportivi realizzati a partire dal 1896, il ricercatore ha visto come gli atleti di cent'anni fa sfruttavano il 75% della propria capacità psicologica mentre adesso sono arrivati al 99%, arrivando dunque al top.
Entro il prossimo mezzo secolo non ci saranno più barriere da superare e i campioni si fermeranno. Per questo motivo l'atletica leggera potrebbe non dare più emozioni già dal 2027. In conclusione sembrerebbe che se da un punto di vista temporale vengono date dagli studiosi stime differenti e più o meno flessibili sul raggiungimento del limite delle capacità umane, tutte le analisi si trovano d’accordo su un fatto: prima o poi, il traguardo da raggiungere per molte delle edizioni future dei Giochi olimpici sarà quello di sconfiggere la noia degli spettatori.
di Giuseppe Nucera