Un gruppo di ricercatori italiani ha chiarito il ruolo guida della proteina ERK (Extracellular Regulated Kinase) all'interno dei processi mnemonici. La teoria più accreditata sulla memoria sostiene che i dati vengano immagazzinati nel cervello attraverso il rinforzo di determinate connessioni sinaptiche: Maurizio Giustetto, del Dipartimento di anatomia, farmacologia e medicina legale dell'Università di Torino, in collaborazione con Fabio Benfenati dell'Italian Institute of Technology e dell'Università di Genova, insieme con i loro collaboratori, hanno dimostrato che la proteina ERK può regolare la forza di queste connessioni agendo direttamente sui contatti sinaptici a livello dell'ippocampo. «Funziona come un sensore» spiega Giustetto. «Situata all'interno delle cellule, rivela ciò che sta accadendo all'esterno e lo traduce in una serie di attività biologiche, come per esempio la produzione di nuovi geni o le modifiche dello scheletro cellulare». Su topi geneticamente modificati gli studiosi italiani hanno dimostrato che questa molecola svolge il suo ruolo di regolazione interagendo con le sinapsine, proteine encefaliche importanti nella neurotrasmissione. La scoperta apre prospettive di ricerca non solo nei meccanismi alla base dei processi cognitivi e mnemonici e della loro patologia, ma anche nella comprensione delle alterazioni neurologiche alla base di alcune gravi malattie dello sviluppo e nella dipendenza da sostanze, condizioni in cui la proteina gioca un ruolo fondamentale.
Proc Natl Acad Sci 2009; 106: 9872- 9877 doi:10.1073/pnas.0900077106