Il confronto tra immagini acquisite in tempi diversi ha permesso agli astronomi di chiarire che alcuni cambiamenti nei canaloni si Marte non possono essere attribuiti all'azione dell'acqua, bensì a quella dell'anidride carbonica.
L'importante scoperta, pubblicata sul numero di novembre di Geology, è opera del team coordinato da Serina Diniega (Jet Propulsion Laboratory), che ha analizzato i cambiamenti occorsi in una ventina di canaloni in sette diverse località dell'emisfero meridionale di Marte riuscendo a circoscrivere il periodo dell'anno in cui sono avvenuti.
Poiché dai dati emerge che le nuove strutture sono verosimilmente state scavate nella stagione invernale, è impossibile imputare la loro formazione allo scorrere di acqua liquida – una delle ipotesi più gettonate fin dalla scoperta dei canaloni dieci anni fa.
Diniega e collaboratori puntano così il dito verso l'anidride carbonica proveniente dall'atmosfera di Marte che in inverno congela e finisce nel terreno, ma che ritorna in forma gassosa non appena si avvicina la primavera. L'energia associata agli sbuffi di gas unita all'azione lubrificante dell'anidride carbonica sulla sabbia potrebbero favorire o generare scivolamenti e frane, originando in tal modo nuovi canaloni.