fbpx Il canto dell'uccello cittadino | Scienza in rete

Il canto dell'uccello cittadino

Primary tabs

Read time: 2 mins

Ascoltate un passero che cinguetta in campagna o in un bosco di montagna. Poi, sempre che riusciate, ascoltatene un altro che canta in città. Sentirete che l'uccello urbano canta "più forte" di quello che vive in ambiente naturale. Passeri, merli e cinciallegre infatti,  dovendo convivere con l'incessante rumore di sottofondo dell'ambiente urbano,  hanno  negli anni modificato la frequenza del loro canto. L'inquinamento acustico ha alterato il cinguettio degli uccelli ma non è l'unica causa di questo cambiamento. Un team di ricercatori dell'Università di Copenhagen e dell'Università di Aberystwyth ha recentemente  scoperto che anche  l'architettura delle città è causa di distorsioni nella comunicazione degli uccelli. Lo studio, pubblicato sulla rivista PLoS One,  ha messo in evidenza che la maggiore frequenza con la quale cantano gli uccelli in ambiente urbano è dovuta non solo al rumore della città ma anche al tentativo di minimizzare la riflessione dei suoni causata dalla cementificazione.

"Con l'aiuto di registrazioni sonore controllate, abbiamo dimostrato che le frequenze più elevate nelle canzoni degli uccelli urbani sono trasmesse anche quando nelle città non c'è alcun rumore da traffico. Ciò dimostra che la struttura fisica delle città deve svolgere un ruolo considerevole nella modifica delle frequenze.", spiega il Professor Torben Dabelsteen, della Sezione di Ecologia ed Evoluzione presso l'Università di Copenhagen Dipartimento di Biologia. Palazzi, edifici  industriali e strade strette riflettono e distorcono il rumore in diversi modi e di questo  gli uccelli devono tener conto. La comunicazione avviene infatti attraverso onde sonore che vengono riflesse dalle costruzioni edili. Gli uccelli, per potersi riconoscere in ambiente urbano, hanno dovuto evolversi in modo da ridurre gli echi prodotti dalla cementificazione.

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Inquinamento

prossimo articolo

Contratti per i ricercatori: sciopero contro tagli, precarietà e guerra

grafica di una ricercatrice con manifesto di protesta

In molte città italiane il 12 maggio scorso i precari delle università sono scesi in piazza. È il primo sciopero nazionale ad avere come protagonisti ricercatrici e ricercatori, assegnisti, dottorandi, personale precario. Le richieste: più fondi per garantire posizioni stabili a chi fa ricerca, meno risorse per la guerra. Al centro del dibattito c’è il contratto di ricerca istituito dal governo Draghi in sostituzione degli assegni di ricerca. Contestate le modifiche proposte dal governo.

Torino, Milano, Siena, Bologna, Roma, Palermo, Napoli, Venezia e molte altre città il 12 maggio scorso hanno visto scendere in piazza i precari delle università. È stato il primo sciopero nazionale ad avere come protagonisti ricercatrici e ricercatori, assegnisti, dottorandi, personale precario.