Gli occhi elettronici di tutto il mondo sono puntati al
tetto della Cappella Sistina a Roma in attesa dell’elezione del nuovo
Papa. L’appuntamento è fissato alle
12.30 o alle 19.15 – gli orari di chiusura delle due votazioni previste per
ogni giorno. Il segnale dell’esito positivo o negativo, come noto, arriva da una diversa colorazione della “fumata” in uscita dal comignolo del
Conclave: bianco o nero (giallo, per testare il funzionamento della
stufa). Il colore potrebbe però non essere facilmente
distinguibile a lunghe distanze. Ci pensa la chimica a venire in soccorso dei fedeli che aspettano l'arrivo del nuovo Pontefice in
Piazza San Pietro.
Il fumo prodotto dalla stufa di ghisa – usata per la prima volta nel 1939 – è il risultato della combustione
delle schede elettorali dello scrutinio appena terminato. In passato, fino
all’elezione di Giovanni XXII nel 1963, per ottenere il fumo nero veniva aggiunta
della paglia bagnata al falò dei cardinali. Un po’ poco oggi per distinguere le
differenze. Dal 2005, in seguito a un'innovazione introdotta da Giovanni Paolo II, viene utilizzata una seconda stufa per accompagnare la fumata papale con l'aiuto di fumogeni artificiali che intensificano le tonalità del colore.
Perclorato di potassio, antracene e zolfo è la combinazione chimica usata per
il nero; clorato di potassio, lattosio e colofonia per il bianco.
E se la visibilità è comunque compromessa dalle condizioni metereologiche? Il Vaticano ha pensato anche a questo: un faretto del centro televisivo di San Pietro sarà puntato sul comignolo - un dettaglio troppo piccolo, tra gli affreschi di Michelangelo e il colonnato del Bernini - per evitare qualsiasi confusione (come successo durante l’ultima elezione).
C'è anche un'altra tecnologia prevista per quest'anno fuori dalle mura del conclave: la segretezza dei cardinali è protetta da una schermatura
elettromagnetica che non consente comunicazioni con dispositivi mobili.
Cellulari spenti, quindi, finché non suonano le campane di San Pietro – sistema sempre efficace, per introdurre il “Nuntio Vobis”.