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Condanna per la Grandi Rischi

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I 7 membri della Commissione Grandi Rischi sono stati ritenuti tutti colpevoli dal giudice del tribunale dell’Aquila Marco Billi, con una condanna a sei anni di reclusione. Omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, erano i capi di imputazione dell’accusa, per le conseguenze del terremoto del 6 aprile 2009. La sentenza stabilisce quindi che non state fornite sufficienti informazioni alla popolazione aquilana sul rischio sismico, che sarebbe stata invece rassicurata sull’improbabilità di una scossa. 

Enzo Boschi, l’ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - in carica nel 2009 - è sgomento di fronte all’annuncio della sentenza: "Sono avvilito, disperato. Pensavo di essere assolto. Ancora non capisco di cosa sono accusato".

“Il rischio è di lasciar spazio ai ciarlatani”, Dinacci, avvocato difensore dell'ex vicecapo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis del responsabile del settore Rischio sismico Mauro Dolce, ha concluso così la sua contro replica al processo, prima delle quattro ore di camera di consiglio.

La linea di difesa degli imputati si è concentrata, infatti, sull’inevitabile fraintendimento che questa sentenza potrà generare nei confronti della scienza e delle effettive possibilità di controllo dei terremoti. Il timore di gran parte del mondo della ricerca è che le conseguenze si rifletteranno sulla credibilità di tutti i settori scientifici, dando credito invece ai sostenitori di teorie senza fondamento. Gli avvocati hanno ricordato fino all’ultimo che la responsabilità di quanto accaduto non era da ricercare tra gli imputati, ma tra chi ha comunicato in modo errato i risultati della riunione tecnica avvenuta una settimana prima del sisma.

Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono interdetti dai pubblici uffici e sono state concesse loro le attenuanti generiche.


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L'Aquila

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A metà maggio il ministro della Salute e la ministra della Famiglia, natalità e pari opportunità hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo congiunto sulla disforia di genere i cui 29 membri dovranno effettuare «una ricognizione delle modalità di trattamento». Un paio di giorni dopo la ministra ha esplicitato che per lei l’identità sessuale deve rimanere binaria, come vuole la biologia, dimostrando di ignorare quello che la biologia riconosce da tempo: un ampio spettro di identità di genere. Abbastanza per temere che l’approccio di lavoro di questo tavolo possa essere guidato più dall’ideologia che dalla ricerca scientifica.

Crediti: Foto di Katie Rainbow/Unsplash

Suona davvero un po’ beffardo. Solo pochi giorni fa il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella hanno firmato un decreto che istituisce un tavolo tecnico di approfondimento sulla disforia di genere «per una ricognizione delle modalità di trattamento di tale condizione nel territorio nazionale».