Un recente esperimento conferma che le figure di interferenza prodotte da tre fenditure si possono spiegare come combinazione delle figure generate dalle fenditure singole o in coppia.
L'esperimento della doppia fenditura è uno dei cardini della meccanica quantistica, la chiave per dimostrare come la materia presenti sia i comportamenti corpuscolari sia quelli tipici delle onde. Concepito da Thomas Young all'inizio dell'Ottocento per dimostrare la natura ondulatoria della luce, l'esperimento si mostrò efficace anche nel caso di particelle (esperimento con un fascio di elettroni condotto da Clinton Davisson e Lester Germer nel 1927).
Fin dalla formulazione di Max Born, secondo la meccanica quantistica questi fenomeni di interferenza si manifestano solo a coppie. Un postulato che, finora, non era però mai stato verificato sperimentalmente. Ci hanno pensato Urbasi Sinha (University of Waterloo, Canada) e i suoi collaboratori, che hanno effettuato un esperimento con tre fenditure. Nel loro studio, pubblicato su Science nei giorni scorsi, i ricercatori hanno sparato un fascio di fotoni verso tre fenditure rilevando le figure di interferenza prodotte.
Sinha e collaboratori hanno potuto osservare che, sottraendo le figure di interferenza generate quando erano aperte coppie di fenditure o una fenditura singola alla figura generata con tutte le fenditure aperte, si otteneva un risultato molto prossimo allo zero. L'interferenza nel caso della tripla fenditura, insomma, si può spiegare ricorrendo alla combinazione delle interferenze generate dalle coppie di fenditure e dalle fenditure singole, proprio come suggerito da Max Born intorno al 1920.