A suggerire questa possibilità è il team guidato da James Whiteway (York University di Toronto) sulla base delle misurazioni effettuate con lo strumento LIDAR (Light Detection and Ranging), una apparecchiatura che emette impulsi laser verso gli strati più bassi dell'atmosfera di Marte e acquisisce informazione dal modo in cui la luce viene riflessa dalle nubi e dalle polveri.
Le rilevazioni non solo hanno messo in luce la presenza di nubi di vapore d'acqua molto simili ai cirri terrestri, ma anche la formazione di cristalli di ghiaccio destinati poi a precipitare verso il suolo nel corso della notte. Whiteway e i suoi collaboratori riferiscono di aver osservato queste nubi portatrici di neve ogni notte da quando su Marte, in seguito al passaggio dalla stagione estiva a quella invernale, la temperatura ha cominciato a diminuire. A rifornire le nubi ci penserebbe un efficiente meccanismo di convezione e di turbolenza, in grado di riportare in quota il vapore d'acqua originatosi dalla sublimazione diurna del ghiaccio precipitato al suolo.
Fonte: Science