C’è un legame tra metabolismo e Alzheimer. La leptina, che comunica al cervello quando mangiare e quando smettere, era stata finora studiata soprattutto per cercare un rimedio all’obesità, ma in modelli animali aveva dimostrato di agire anche sulla memoria. Ora un gruppo di ricercatori di Boston ha scoperto che potrebbe proteggere dalla demenza. Un campione di quasi 200 partecipanti allo studio di Framingham, a cui era stato dosato l’ormone agli inizi degli anni novanta, è stato sottoposto una decina di anni dopo anche a una risonanza magnetica, che mostrava come il volume cerebrale andasse di pari passo con i livelli di leptina. Negli anni successivi alla conferma strumentale è seguita quella clinica: la demenza si è sviluppata in un quarto di coloro che avevano i più alti tassi dell’ormone ma solo nel 6 per cento di quelli con i dosaggi inferiori.
Intanto, all’Università di Cagliari, su una novantina di malati di Alzheimer e altrettanti loro parenti, è stato osservato che i pazienti avevano un accumulo di lipidi neutri e bassi livelli di colesterolo HDL rispetto ai sani. Un altro indizio del legame ancora misterioso che lega la mente al metabolismo, una possibile via da esplorare per cercare strumenti di diagnosi e di cura.