fbpx Ridurre i gas serra in agricoltura, in modo sostenibile | Scienza in rete

Ridurre i gas serra in agricoltura, in modo sostenibile

Primary tabs

Read time: 2 mins

Come rendere il settore agricolo climaticamente più sostenibile? In un recente studio , un gruppo di ricerca, composto da scienziati di cinque università tedesche, ha analizzato i fattori che causano le emissioni di gas serra in agricoltura e sviluppato un modello per ridurre l'impatto climatico del settore.

Secondo le stime dell'IPCC (Intergovernmental Panel for Climate Change), agricoltura e allevamento sono responsabili del 14% delle emissioni di gas climalteranti. I principali sono l'anidride carbonica, l'ossido di azoto e il metano, causati soprattutto dalla produzione e dall'utilizzo di veicoli, macchinari, pesticidi e fertilizzanti. Il trasporto su grandi distanze del mangime contribuisce ad aumentare l'impronta carbonica.

Dal 2009 al 2012 i ricercatori hanno osservato 80 strutture tra aziende agricole e allevamenti in quattro diverse regioni della Germania. Hanno analizzato i flussi di gas climalteranti durante l'intero ciclo produttivo e, nel caso degli allevamenti, hanno considerato anche l'acquisto di mangimi (per la maggior parte soia proveniente dal Sud America) e le emissioni correlate.

Per migliorare il bilancio climatico, i ricercatori indicano la coltivazione in loco del mangime e l'ottimizzazione dei processi produttivi, in modo da garantire lo stesso raccolto con minore energia. Una maggiore efficienza del ciclo dell'azoto e la possibilità di immagazzinare la CO2 nel terreno sono altre due strategie suggerite. Se le colture non riescono ad assorbire completamente i fertilizzanti azotati, largamente usati nell'agricoltura convenzionale (la cui produzione è già di per sé energy intensive), l'ossido di azoto si disperde in atmosfera (oltre che nei fiumi e nei bacini acquatici circostanti, innescando processi di eutrofizzazione). Un modo per ridurre le emissioni di questo gas serra è la coltivazione a rotazione di legumi, le cui caratteristiche diazotofissatori sono ormai note, e l'utilizzo di fertilizzanti biologici. Un uso meno intensivo del suolo limita le emissioni di anidride carbonica, che viene trattenuta nel terreno grazie all'humus.

Agricoltura biologica o convenzionale?

I ricercatori hanno preso in esame 40 aziende biologiche e 40 convenzionali. Le fattorie biologiche sono risultate più efficienti dal punto di vista energetico, con il 20 % in meno di gas serra per unità di raccolto e per chilo di latte prodotto. La produttività è però più bassa rispetto alle aziende che utilizzano metodi convenzionali. Il livello di emissioni varia significativamente tra le fattorie biologiche osservate e, in alcuni casi, supera le differenze tra settore biologico e agricoltura convenzionale. Secondo gli autori, questi risultati sono dovuti al fatto che il know-how individuale è essenziale nel determinare l'impronta climatica di un'azienda biologica e che esiste quindi un margine di miglioramento per le attività con un livello di emissioni più alto della media.

Autori: 
Sezioni: 
Canali: 
Dossier: 
Clima

prossimo articolo

Contratti per i ricercatori: sciopero contro tagli, precarietà e guerra

grafica di una ricercatrice con manifesto di protesta

In molte città italiane il 12 maggio scorso i precari delle università sono scesi in piazza. È il primo sciopero nazionale ad avere come protagonisti ricercatrici e ricercatori, assegnisti, dottorandi, personale precario. Le richieste: più fondi per garantire posizioni stabili a chi fa ricerca, meno risorse per la guerra. Al centro del dibattito c’è il contratto di ricerca istituito dal governo Draghi in sostituzione degli assegni di ricerca. Contestate le modifiche proposte dal governo.

Torino, Milano, Siena, Bologna, Roma, Palermo, Napoli, Venezia e molte altre città il 12 maggio scorso hanno visto scendere in piazza i precari delle università. È stato il primo sciopero nazionale ad avere come protagonisti ricercatrici e ricercatori, assegnisti, dottorandi, personale precario.