Identificati i meccanismi molecolari che determinano la
velocità di progressione della sclerosi laterale amiotrofica in due modelli
animali con la stessa mutazione genetica.
A illustrarli è una ricerca pubblicata sulla rivista Brain
frutto dello sforzo congiunto del gruppo dell'istituto farmacologico Mario Negri di Milano guidato da
Caterina Bendotti e del team di Pamela Shaw della University of Sheffiels'd
Institute for Translational Neuroscience (SITraN).
I ricercatori hanno osservato due modelli murini della
malattia. Entrambi i modelli presentavano una mutazione genetica a carico della
superossido dismutasi 1 (SOD1). Le due forme però differiscono in termini di
prospettive di vita, gravità e di velocità di progressione della malattia. Una
progredisce rapidamente, l'altra lentamente offrendo una prospettiva di vita
decisamente più lunga. Obiettivo dei ricercatori è stato quello di identificare i meccanismi molecolari in grado
di spiegare tali differenze pur in presenza della stessa mutazione genetica.
Gli studiosi hanno utilizzato una tecnica di laboratorio
chiamata gene expression profiling per identificare i meccanismi molecolari
che, all'interno dei motoneuroni, sono responsabili della suscettibilità e
resistenza alla SLA al fine di fare luce sui fattori importanti nel determinare la velocità di
progressione della malattia.
Lo studio ha rivelato che nel caso della forma che
progredisce più velocemente i motoneuroni presentano una ridotta funzionalità
del sistema cellulare deputato alla produzione di energia, di rimozione delle
proteine di scarto e di neuroprotezione.
Nel secondo modello si è visto un aumentata reazione
all'infiammazione e un aumentata funzionalità dei meccanismi preposti a
proteggere i motoneuroni dal danno.
"La tecnica gene expression profiling ci ha consentito di capire cosa accade in neuroni sani e in quelli colpiti dalla malattia e vedere cosa accade nel caso del motoneurone che presenta un danno come quello che si manifesta in presenza di sclerosi laterale amiotrofica" ha commentato la professoressa Shaw. "La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia dal decorso altamente eterogeneo anche in modelli con la stessa mutazione genetica, cosa che rende difficile determinare un preciso standard terapeutico. Il nostro lavoro ha permesso di identificare i meccanismi molecolari che possono aiutare a predire la durata della malattia e, potenzialmente, a rallentarla. Penso che le nuove ipotesi sollevate dal nostro lavoro e la proficua collaborazione fra i due team di ricerca siano i prerequisiti che ci renderanno un giorno capaci di sconfiggere la malattia" ha commentato la dott.ssa Bendotti.