E' grazie alle parole che possiamo esprimere concetti, pensieri e stati d'animo. Ma quale percorso evolutivo ci ha portato a sviluppare delle così fini abilità comunicative? Wolfgang Enard del Max Planck Institut per l'antropologia evoluzionistica di Lipsia (in Germania) ha scoperto che topi modificati per esprimere la sequenza umana di Foxp2, un gene coinvolto nell'elaborazione del linguaggio, emettono richiami e vocalizzi più articolati. I topi "parlanti" mostrano inoltre cambiamenti strutturali, neurofisiologici e neurochimici in un'area del cervello che nell'uomo è associata al linguaggio. Foxp2 è presente anche nello scimpanzé, ma la sua sequenza differisce da quella delle grandi scimmie per due aminoacidi. Questa differenza sembra essere comparsa dopo che la linea evolutiva dell'uomo si è separata da quella delle grandi scimmie. È stato proprio per verificare il ruolo di Foxp2 nell'evoluzione del linguaggio che Enard ha inserito una copia del gene umano nel topo. I risultati dello studio, pubblicati su Cell, aggiungono un tassello in più nella ricostruzione del processo evolutivo che ha dato all'uomo il dono della parola. È questo inoltre il primo studio eseguito in un modello animale in grado di mostrare come una sostituzione aminoacidica possa essere rilevante per l'evoluzione umana.
Squittii quasi umani
Primary tabs
prossimo articolo
Il nemico nel piatto: cosa sapere dei cibi ultraprocessati
Il termine "cibi ultraprocessati" (UPF) nasce nella metà degli anni '90: noti per essere associati a obesità e malattie metaboliche, negli ultimi anni si sono anche posti al centro di un dibattito sulla loro possibile capacità di causare dipendenza, in modo simile a quanto avviene per le sostanze d'abuso.
Gli anni dal 2016 al 2025 sono stati designati dall'ONU come Decennio della Nutrizione, contro le minacce multiple a sistemi, forniture e sicurezza alimentari e, quindi, alla salute umana e alla biosfera; può rientrare nell'iniziativa cercare di capire quali alimenti contribuiscano alla salute e al benessere e quali siano malsani. Fin dalla preistoria, gli esseri umani hanno elaborato il cibo per renderlo sicuro, gradevole al palato e conservabile a lungo; questa propensione ha toccato il culmine, nel mezzo secolo trascorso, con l'avvento dei cibi ultraprocessati (UPF).