Angelo Panebianco in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera ipotizza una correlazione tra denatalità e calo degli investimenti in ricerca. Confrontando i dati riferiti al 2012 questa correlazione non sembra esistere.
In questo articolo Segare il ramo che ci sostiene pubblicato sul Corriere della Sera il 21 dicembre 2014 Angelo Panebianco spiega la scarsa propensione all'investimento ipotizzando una correlazione con la bassa natalità in Europa ma soprattutto in Italia: segno di un continente stanco e poco proiettato al futuro. E' questa una delle chiavi per spiegare, e risolvere, la cronica mancanza di fondi per la ricerca? Analizzando i dati OECD e della Banca mondiale del 2012 non sembra esserci correlazione, anzi. In parte perché i paesi con natalità più altà sono anche quelli più poveri e che quindi in generale non hanno soldi da destinare alla spesa pubblica.
Nemmeno togliendo i paesi che destinano a R&S meno dell'un per cento del PIL (nel grafico qui sotto) emerge una correlazione tra natalità e spesa. Nel quadrante verde i paesi con natalità e spesa in R&S sopra la media (da segnalare l'outlier Israele), nel quadrante rosso i paesi con natalità e spesa R&S sotto la media: l'Italia è qui perché, come noto, occupa le ultime posizione per entrambi questi indicatori. Nel quandrante in basso a destra invece i paesi con una felice decrescita demografica che non intacca la possibilità di pensare al futuro e spendere in R&S grandi quote del proprio PIL.