Uno dei concetti più famosi da lui elaborati è probabilmente quello di "psico-tecnologie": finora, con i media tradizionali, il pensiero è scaturito dalla possibilità di leggere, ovvero dalla scrittura; adesso, invece, “il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo, ove prendono vita espressioni basate sui linguaggi che sono un'estensione della nostra mente”.
Insomma, Derrick De Kerckhove, sociologo belga naturalizzato canadese, sostiene che, grazie alle nuove forme di comunicazione sperimentate sulla Rete, abbiamo la possibilità di esercitare un potere. Come infatti l'automobile è un'estensione del piede, così il computer lo sarebbe della mente. Se noi utilizzassimo il PC solo ed esclusivamente per ciò per cui è nato, cioè come un mero strumento di calcolo, concettualmente non sarebbe così diverso dall'usare un'agenda e una calcolatrice.
Ma quando noi concepiamo il calcolatore per ciò che è diventato, un medium, allora possiamo improvvisamente scoprire che non siamo soli, e che questo tipo di comunicazione conserva dei caratteri inesistenti in qualsiasi altro mezzo.