fbpx L'Europa della scienza a quattro velocità | Scienza in rete

L'Europa della scienza a quattro velocità

Tempo di lettura: 4 mins

L'Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione Europea, ha pubblicato nei giorni scorsi l'edizione 2009 di Science, Technology and Innovation in Europe: un compendio aggiornato della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico (R&S) nell'UE e nei suoi 27 paesi membri. Si tratta di un corposo volume denso di cifre da cui è possibile ricavare il quadro completo della R&S in Europa con notevole definizione di dettaglio. Ci sono dati sugli investimenti (pubblici e privati), sulle risorse umane, sul grado di internazionalizzazione.

Analizzeremo, nei prossimi giorni, più in dettaglio il quadro che ci propone Science, Technology and Innovation in Europe. Fermiamoci per ora all'analisi di due indicatori, forse grezzi (ci dico poco sulla qualità della ricerca), eppure estremamente significativi: la spesa assoluta e l'intensità di spesa in R&S.

Nell'anno 2007 i 27 paesi membri dell'Unione Europea ha investito complessivamente in ricerca e sviluppo 228,7 miliardi di euro. In termini assoluti l'Unione si conferma come secondo investitore al mondo, dopo gli Stati Uniti (che nel 2007 hanno investito 269,0 miliardi di euro) ma nettamente prima del terzo investitore, il Giappone (118,3 miliardi di euro nel 2007).

Tuttavia se si misura l'intensità di spesa (investimenti in ricerca rispetto alla ricchezza prodotta), l'Europa si trova in una condizione di debolezza. Il Giappone, infatti, risulta nettamente primo (investimenti in R&S pari al 3,40% del PIL - cifra salita al 3,67 secondo le ultime rilevazioni non certificate da Eurostat), gli Stati Uniti risultano secondi, col 2,67%, mentre l'Europa è nettamente distanziata, con l'1,85%.

Un dato modesto (è inferiore alla media mondiale) e, soprattutto stabile. Non si è mosso rispetto all'anno precedente. Ben lontano da quell'obiettivo del 3% entro l'anno 2010 che l'Europa stessa si è data per cercare di affermarsi come regione leader al mondo nell'economia della conoscenza.

Difficilmente l'Europa sarà in grado di recuperare nei prossimi anni il gap da Usa e Giappone, mentre già incalzano le potenze scientifiche emergenti: Cina, India, Brasile.  

Tuttavia il quadro europeo non è omogeneo. Sulla base della spesa assoluta è possibile verificare che tre paesi (Germania, Francia e Regno Unito) coprono il 60% degli investimenti, mentre gli altri 24 coprono il restante 40%.

Più significativa, tuttavia, è la mappa dell'intensità della spesa. Ci sono almeno quattro zone che si distinguono. Una, molto ampia, è costituita dai paesi scandinavi (Svezia, Finlandia, Danimarca on associata l'Islanda) e dai paesi che ruotano intorno alla Germania (la Germania stessa, l'Olanda, l'Austria, in parte la Slovenia). In questa zona, geograficamente continua, l'intensità di spesa è, in media, superiore al 2,5%: paragonabile a quella degli Stati Uniti. Con picchi in Svezia (3,60%) e Finlandia (3,47%) paragonabili all'intensità di spesa del Giappone. È questa la parte d'Europa che "crede" nella ricerca.

Una seconda area è quella francese (Francia, Belgio, Lussemburgo), dove l'intensità si attesta intorno al 2%. Una terza area è quella britannica (Regno Unito, Irlanda) che stenta a tenere il passo, non supera l'1,8% e si ritrova già sotto la media europea. Infine c'è la parte che proprio non c'è la fa. Che investe in R&S non più dell'1% del PIL. È costituita per lo più da paesi che affacciano sul Mediterranee e dai paesi dell'Est. Ma anche all'interno di questa zona di mediocrità ci sono differenze. Bisogna distinguere, infatti, situazioni in cui la tendenza è a un rapido aumento (la Spagna, per esempio) da quelli in cui è in una la tendenza è alla stabilità se non al declino (Italia).

Se è vero, come molti sostengono, che gli investimenti in R&S sono un indicatore di sviluppo economico, sociale e culturale, il quadro fornito da Eurostat ci dice non solo che l'Europa non è omogenea a suo interno, ma che le differenze tra le sue diverse regioni tendono ad aumentare.

Tabella 1 | Research & Development expenditure, 2007 (fonte: Eurostat, OECD and IMF for USA, Japan)

 Paese 
R&D expenditure, (million euro)* 
R&D intensity** (expenditure as % of GDP)   
200120062007
EU27  228 682e 1.86e 1.85e 1.85e
Belgium  6 263p2.08 1.88p 1.87p
Bulgaria  1400.47 0.48 0.48
Czech Republic  1 9551.20 1.55 L54
Denmark  5779e 2.39 2.48 2.55e
Germany  61 543e 2.46 2.54 2.54e
Estonia  1740.71 1.15 L14
Ireland  2 501p1.10 1.30p 1.31p
Greece  1 311e 0.58 0.57e 0.57e
Spain  13 3420.91 1.20 1.27
France  39 369p2.20 2.10p 2.08p
Italy  16 8311.09 1.13  x
Cyprus  70p0.25 0.43 0.45p
Latvia  1260.41 0.70 0.59
Lithuania  2330.67 0.79 0.82
Luxembourg  591p x1.66 1.62p
Hungary  9770.92 1.00 0.97
Malta  32p  x0.61 0.59p
Netherlands  9 666p 1.80 1.71p 1.70p
Austria  6946e 2.07e 2.46 2.56e
Poland  1 7640.62 0.56 0.57
Portugal  1 921p 0.80 1.00e 1.18p
Romania  6530.39 0.45 0.53
Siovenia  5011.50 1.56 1.45
Slovakia  2520.63 0.49 0.46
Finland  6 2433.30 3.45 3.47
Sweden  11 9360p4.17e 3.74e 3.60p
United Kingdom  36 728p1.79 1.76 1.79p
Croatia  348 x0.76 0.81
Turkey  34100.54 0.58 0.72
Iceland  4012.95 2.99 2.75
Norway  4 6651.59 1.52 L64
Switzerland  8 486 x x x
USA  269 098p 2.75 2.65 2.67p
Japan  11 82953.12 3.40  x
* 2004: Switzerfand; 2006: Italy, Japan. USA data excludes most or ali capitai expenditure    
** Hungary 2001: Defence excluded    
e Estimated   
p Provisional
x Data not available
Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La COP29 delude. Ma quanti soldi servono per fermare il cambiamento climatico?

Il presidente della COP 29 di Baku, Mukhtar Babayev, chiude i lavori con applausi più di sollievo che di entusiasmo. Per fortuna è finita. Il tradizionale tour de force che come d'abitudine è terminato in ritardo, disegna un compromesso che scontenta molti. Promette 300 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la transizione, rimandando al 2035 la "promessa" di 1.300 miliardi annui richiesti. Passi avanti si sono fatti sull'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che regola il mercato del carbonio, e sul tema della trasparenza. Quella di Baku si conferma come la COP della finanza. Che ha comunque un ruolo importante da giocare, come spiega un report di cui parla questo articolo.

La COP 29 di Baku si è chiusa un giorno in ritardo con un testo variamente criticato, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che hanno poca responsabilità ma molti danni derivanti dai cambiamenti climatici in corso. I 300 miliardi di dollari all'anno invece dei 1.300 miliardi considerati necessari per affrontare la transizione sono stati commentati così da Tina Stege, inviata delle Isole Marshall per il clima: “Ce ne andiamo con una piccola parte dei finanziamenti di cui i paesi vulnerabili al clima hanno urgentemente bisogno. Non è neanche lontanamente sufficiente.