fbpx La Svezia è prima ... e accelera | Scienza in rete

La Svezia è prima ... e accelera

Read time: 4 mins

La Svezia investe ogni anno in ricerca e sviluppo (R&S) circa il 4% della ricchezza che produce (PIL). Solo Israele, al mondo, destina alla scienza e all’innovazione tecnologica una quota parte del PILmaggiore del paese scandinavo (1). Il paese scandinavo investe in conoscenza (la somma degli investimenti in R&S, alta educazione e software) il 6,4% del PIL. Solo gli Stati Uniti, al mondo, investono di più in termini relativi.

Il motivo di questi investimenti è molto semplice da spiegare: dopo la seconda guerra mondiale il paese ha deciso che la conoscenza e, in particolare, la conoscenza scientifica dovevano costituire la leva per lo sviluppo economico, sociale, civile della nazione. E i governi hanno agito di conseguenza. I risultati sono a dir poco brillanti, sotto ogni punto di vista. La Svezia vanta, con la Svizzera, il maggior numero relativo di articoli in scienza e tecnologia al mondo (1.150 articoli ogni anno per milione di abitanti). Sebbene la Svezia sia un paese relativamente piccolo, l’area di Stoccolma risulta prima in Europa e sesta assoluta al mondo per capacità di competere nell’economia della conoscenza (2). E altre due regioni, l’Ovest (area di Göteborg) e il Sud (area di Malmö) si collocano ai primissimi posti tra le regioni a maggiore “intensità di conoscenza” in Europa. Gli effetti economici di queste performance sono evidenti: la Svezia è tra i paesi di testa sia nelle classifiche che misurano la quantità di ricchezza (PIL procapite), sia nelle classifiche (Indice di Sviluppo Umano) che misurano la qualità della vita (3).

Nella classifica che misura la quantità di ricchezza per abitante, la Svezia risulta ottava al mondo, con 49.600 dollari a testa nel 2007. Nella medesima classifica l’Italia risulta ventesima, con 35.700 dollari a testa. Questo significa che uno svedese ha avuto un reddito medio annuo quasi del 40% superiore a un italiano. Anche nella classifica calcolata a parità di potere di acquisto delle monete, la Svezia, con una PIL procapite di 36.700 dollari risulta nettamente avanti all’Italia che si ferma a 30.400 dollari: una differenza del 20% (4). Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano (un indicatore che va da 0 a 1 ed è usato dalle nazioni Unite per misurare la qualità dello sviluppo, che tiene conto non solo dei dati economici, ma anche della salute e della intensità di cultura di una nazione), la Svezia risulta sesta al mondo (con un indice di 0,956), mentre l’Italia (indice 0,941) è ventesima (5).

Esiste una vasta letteratura che correla la crescita della ricchezza, la qualità della vita e gli investimenti in ricerca e sviluppo. Si veda, a titolo di esempio, il quinto rapporto su L’Italia nella competizione tecnologica internazionale (6). Tanto che oggi si parla di una nuova era economica, fondata sulla conoscenza: e uno degli indicatori principali è proprio quello relativo agli investimenti in R&S (7). La Svezia è, dunque, alla testa dei paesi che corrono per entrare nell’"era della conoscenza". E non intende rallentare. Anzi, la recente crisi finanziaria ed economica ha indotto Stoccolma ad accelerare ulteriormente. A fine agosto il governo ha deciso nuovi investimenti aggiuntivi per il quadriennio 2009-2012 di circa 1,5 miliardi di euro destinati alla ricerca nelle università pubbliche. Il più alto incremento in spese per R&S mai realizzato in Svezia (8). Si tratta di investimenti permanenti. Nel 2012 la ricerca pubblica potrà contare stabilmente su 500 milioni di euro in più rispetto al 2008.

I fondi aggiuntivi saranno allocati non solo, come in passato, direttamente alle università (faculty fund) o attraverso i consigli di ricerca (council appropriation), ma anche – è questa la novità – finalizzati ad alcuni obiettivi definiti strategici (strategic investment). Gli obiettivi strategici, stabiliti dal governo, sono: medicina, tecnologia e clima. I fondi saranno distribuiti sulla base di criteri di qualità. E i criteri di qualità scelti sono due: quello delle pubblicazioni su riviste internazionali con peer review (e delle pubblicazioni più citate) e quello del reperimento di fondi esterni. È prevista l’abolizione dell’IVA per l’alta educazione.

Note

(1) OECD, Main Science and Technology Indicators, OECD, 2007
(2) Centre for International Competitiveness, World Knowledge Competitiveness Index 2008, University of Wales
(3) UNDP, Human Development Report 2008, United Nations Development Programme.
(4) International Monetary Fund, World Economic Outlook Database, October 2008
(5) Human Development Report 2007/2008, UNDP, 2007
(6) Sergio Ferrari et al., L’Italia nella competizione tecnologica internazionale. Quinto rapporto, FrancoAngeli, 2007
(7) Dominique Foray, L’economia della conoscenza, Il Mulino, 2006
(8) SEK 5 billion to boost research and innovation, Press release, Ministry of Education and Research, Stockholm, Sweden, 29 August 2008


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Tumore della prostata e sovradiagnosi: serve cautela nello screening con PSA

prelievo di sangue in un uomo

I programmi di screening spontanei per i tumori della prostata, a partire dalla misurazione del PSA, portano benefici limitati in termini di riduzione della mortalità a livello di popolazione, ma causano la sovradiagnosi in un numero elevato di uomini. Questo significa che a molti uomini verrà diagnosticato e curato un tumore che non avrebbe in realtà mai dato sintomi né problemi. Un nuovo studio lo conferma.

I risultati di un nuovo studio suggeriscono che i programmi di screening spontanei per i tumori della prostata, a partire dalla misurazione del PSA, portano benefici limitati in termini di riduzione della mortalità a livello di popolazione, ma causano la sovradiagnosi in un numero elevato di uomini. Questo significa che a molti uomini verrà diagnosticato e curato (con tutte le conseguenze delle cure) un tumore che non avrebbe in realtà mai dato sintomi né problemi.