Per chi non se ne fosse accorto, è arrivata l’Internet con
contenuti di alta qualità. Chiunque ne abbia voglia può sviluppare, completare
e mantenere la propria formazione utilizzando il web, spesso in maniera del
tutto gratuita.
Si può diventare dei lifelong
learner, dire addio a tanti insulsi programmi televisivi traboccanti di
pubblicità sparata ad alto volume, decidendo di dedicare invece il proprio tempo
allo sviluppo culturale. Bastano un pc, un tablet, spesso anche solo uno
smartphone, e una connessione alla rete. Un po’ alla volta, quasi
insensibilmente, l’Internet sospetta dei primi tempi, quella infarcita di blog
melensi, di informazioni false e tendenziose, di siti improvvisati, di
nonnepossopiù foto delle vacanze, è stata in gran parte sostituita, o almeno
affiancata, da contenuti di tutto rispetto, molti dei quali sono esplicitamente
indirizzati alla crescita personale.
Lezioni universitarie a portata di clic
Un ottimo sito da cui partire, per chi volesse intraprendere
questa strada, è Open culture.
Open
Culture va a caccia nella rete delle migliori risorse formative gratuite e
le raggruppa sotto alcuni settori: libri e audiolibri, corsi, film, lezioni di
lingua, eccetera. E’ tramite la mail settimanale di Open Culture che ho scoperto i siti di Coursera e Edx, dove è possibile seguire i Massive Online Open Courses (Mooc): corsi
gratuiti on line di alto livello, supportati da piattaforme tecnologiche
perfettamente funzionanti, erogati dalle più importanti università del mondo.
Ai Mooc ho dedicato il post 137 del mio Blog Scire. I Mooc sono il paradiso
di chi vuole imparare. Qualche
esempio di corsi che sto seguendo in questo momento: The University of Chicago: Understanding the Brain: The
Neurobiology of Everyday Life; University of Minnesota: Introduction to Human
Behavioral Genetics. O che ho appena concluso: Università La Sapienza di Roma: La visione del mondo della Relatività e della Meccanica
Quantistica. Ma in Coursera ci sono anche corsi del Berklee College of
Music su Songwriting, oppure su Developing Your Musicianship, e corsi di arte, statistica,
informatica, fisica, matematica, storia, filosofia, insomma sono coperti
praticamente tutti i campi del sapere.
Per capire la filosofia che c’è dietro i Mooc si può
guardare il TED di Anant Agarwal,
responsabile di Edx, intitolato Why massive open online courses (still)
matter. I TED sono brevi discorsi innovativi che possono
essere visti on line e che riguardano gli ambiti di Technology, Entertainment, Design. Obiettivo dei TED, sottotitolati Ideas worth spreading, è appunto la diffusione di idee, nuove
intuizioni, punti di vista originali, che vengono messi a disposizione di
chiunque sia interessato.
Molte università oggi rendono poi disponibili i video delle
conferenze da loro organizzate. Un esempio viene dall’University of Melbourne,
con il suo sito Recordings, oltre
cento conferenze già on line e liberamente fruibili. Ho appena partecipato, pur
restando da questo lato dell’oceano, a un’interessante conferenza del fisico e ottimo
divulgatore Al-Khalili, intitolata Time
travel: separating science fact from science fiction. Anche l’University of
Harvard ha un sito di Online learning, che raccoglie lezioni postate su Youtube e
tanti altri eventi liberamente fruibili. L’Università di Bologna, città dalla
quale scrivo, consente di seguire i video della serie di conferenze Esodi,
dedicata a letture classiche sul tema delle migrazioni, anche per chi non
riesce a partecipare direttamente alla serata in aula magna. La casa editrice
Laterza ha lanciato un paio d’anni fa un’innovativa serie itinerante di
conferenze in vari licei italiani, chiamata Agorà, e ha saggiamente caricato molti audio e video
in un apposito sito . Infatti oggi non ha più senso esaurire un evento solo in
aula. Se i contenuti sono di buona qualità perché non metterli sul web a disposizione
della collettività? Ovviamente tutti questi sono solo alcuni esempi della
sempre più diffusa presenza in Internet di università ed enti o imprese
culturali.
Vogliamo parlare di libri? Il sito del Project Gutenberg offre la
possibilità di leggere on line o scaricare gratuitamente in diversi formati (html, pdf, epub, mobi) adatti a molti e-reader, oltre 45.000 volumi
in diverse lingue. Il sito è stato fondato da Michael Hart, recentemente
scomparso, che aveva intuito il futuro dell’e-book già agli inizi degli anni
Settanta. Chi è interessato ai classici o a libri che comunque non sono più
coperti da copyright, ha davanti a sé una miniera sterminata che non chiede
altro che di essere sfruttata.
Intanto anche le biblioteche fisiche sviluppano un versante
virtuale. Io ad esempio sono iscritto alla Biblioteca
digitale
metropolitana di Bologna attraverso la quale ho l’accesso da remoto a
quotidiani italiani e stranieri, e-book, audiolibri, musica, video, banche
dati. Risorse in streaming, come i quotidiani, o da scaricare, come
ebook in formato epub o pdf, che si possono prendere in prestito. Uso
molto questa biblioteca on line anche per ascoltare musica dal mio pc mentre
lavoro.
Un versante virtuale oggi esiste ovviamente anche per il
complesso universo delle riviste scientifiche, molte delle quali sono open
access. Basti citare il gruppo di riviste che fa riferimento alla Public
Library of Science (PLOS), ma nello stesso
senso va anche PubMed Central.
Per chi è interessato a materiali informativi e culturali da
asporto, sul web c’è un mare di podcast, file mp3 che possono essere scaricati
e ascoltati, ad esempio, mentre si
passeggia, si corre, si viaggia in treno o in aereo, si nuota perfino (basta un
lettore mp3 waterproof, ce ne sono diversi). Anche su questo versante la scelta
di contenuti gratuiti di alta qualità è amplissima. Si può iniziare da siti
divulgativi, come il sito podcast
della BBC, o da quelli della radio svizzera (in italiano) o anche
della Rai. In
questi siti, naturalmente, c’è dentro un po’ di tutto, però, pur con un taglio di
intrattenimento, i contenuti di molti podcast hanno un certo spessore culturale.
Ad esempio ho recentemente ascoltato, mentre facevo jogging, la biografia di
Darwin e poi quella di Einstein, in una serie di podcast del programma Alle otto della sera.
Anche molte università ormai pubblicano podcast liberamente scaricabili
dai loro siti, come ad esempio quella di Oxford.
Podcast interessanti si trovano, in italiano, anche nel sito dell’ Auditorium della musica di Roma, dove ci
sono quelli dell’annuale Festival delle
scienze, dedicato quest’anno a “I linguaggi”; o quelli
della festa del libro e della lettura
“Libri come”, che consentono di ascoltare, ovunque uno si trovi, personaggi
come Umberto Eco, Tullio Pericoli, Noam Chomsky, eccetera. E naturalmente in
rete ci sono anche i siti liberamente scaricabili di podcast delle più
importanti riviste scientifiche internazionali, come Nature o Science.
Per chi cerca un nutrimento per la mente che lasci un segno
indelebile, c’è il sito del
The Guardian intitolato Great
speeches of the 20th century. Si possono ascoltare, ad esempio, la viva voce di Martin Luther King nel suo
famoso “I have a dream”, quella di Winston Churchill nell’invigorente “We shall
fight on the beaches” o quella di John F. Kennedy nello stracitato discorso “Ask not what your country can do for you”.
Certo, capisco che per poter seguire la maggior parte di queste
indicazioni sia necessario essere in grado di comprendere l’inglese parlato,
che di fatto è la lingua di Internet. Molto si può trovare anche in altre lingue,
ma non c’è dubbio che per poter accedere allo straordinariamente ampio
orizzonte culturale del web, sia molto avvantaggiato chi conosce bene
l’inglese. Alcuni dei siti citati, come TED
e Coursera stanno provvedendo a
fornire traduzioni e sottotitoli in altre lingue, italiano compreso, ma la
conoscenza dell’inglese resta uno strumento fondamentale. Se posso permettermi
un consiglio, soprattutto, ma non solo, ai più giovani: non fatevi fregare,
imparate bene l’inglese al più presto. Quando lo saprete abbastanza, potrete
utilizzare tutte le risorse sopra indicate anche per migliorare la capacità di
comprenderlo. E poi oggi si sono anche siti, per quel che mi risulta finora
solo a pagamento, seppur a prezzi contenuti, che consentono di parlare tramite
la rete con tutor madrelingua. Esempi in tal senso sono Fluentify recentemente
avviato da Londra da parte di un gruppo di ragazzi italiani, o Englishtown.
Bene, alla fine di questa carrellata mi verrebbe da chiedere:
ma volete ancora guardare la televisione? Per carità, fatti salvi quei pochi
programmi dignitosi che ancora esistono. Ma soprattutto vorrei fare una considerazione: è evidente che il web oggi deve essere considerato anche un fondamentale punto di incontro tra la
cultura scientifica e quella umanistica. Personalmente non faccio più nessuna
differenza tra queste “due culture”, forse perché come medico sono naturalmente
posizionato nel mezzo. Ma utilizzando le risorse presenti nel web chiunque può
dosare il proprio mix di discipline scientifiche e discipline umanistiche,
senza dover più optare (rovinosamente) in un senso o nell’altro, e quindi ha
l’opportunità di avvicinarsi a una cultura a tutto tondo.
La libera università di Internet non ha indirizzi
predeterminati da rispettare, è beatamente scientifico-umanistica.
Tratto da Blog Scire