Uno spettro si aggira nelle ultime settimane sulle speranze
dei fumatori che pensavano di aver trovato nelle sigarette elettroniche un
degno sostituto delle tradizionali bionde.
E’ di fine agosto il monito dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità che invita a ripensare alle proprietà e ai potenziali
benefici delle e-cig. Dal report presentato dall’OMS, dal titolo "Electronic
nicotine delivery systems (ENDS)”, emergono perplessità sia riguardo alla loro
composizione sia riguardo alla loro potenziale pericolosità. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità parla addirittura di potenziale minaccia per i soggetti
più deboli: “bambini, adolescenti, donne in stato di gravidanza e donne in età
procreativa" anche solo in seguito all’esposizione al fumo passivo.
Per queste ragioni, l’Organizzazione raccomanda di vietare il consumo delle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici e negli spazi chiusi a causa dei potenziali danni legati al fumo passivo "almeno finché non venga provato che i vapori emessi non siano pericolosi per le persone che stanno intorno".
Non si è fatto attendere l’intervento di Umberto Veronesi, dell’Istituto Europeo
di Oncologia, che difende strenuamente la sigaretta elettronica sia in termini
di ridotta tossicità che di efficacia nel processo di disassuefazione dal fumo.
Secondo Umberto Veronesi la sigaretta elettronica è meno tossica in quanto non
contiene tabacco ma solo basse o addirittura nulle dose di nicotina sciolte in
una soluzione acquosa che contiene glicole o glicerina vegetale. Veronesi,
insieme a Riccardo Polosa, Umberto Tirelli ed altri 50 scienziati,
è firmatario di una comunicazione rivolta all’OMS in cui rinnova l’invito a non
criminalizzare la sigaretta elettronica. A questa lettera hanno replicato 129 scienziati,
supportando l'OMS.
“Non sono innocue, è necessario il rigore scientifico
dell’OMS”. Così ha commentato la posizione di Umberto Veronesi, Walter Ricciardi, Commissario
straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). “Le evidenze scientifiche che le e-cig facciano smettere di
fumare sono ancora limitatissime”, ha affermato in una nota stampa dei giorni
scorsi Ricciardi. “Vi è già una buona evidenza scientifica (proveniente anche
dalle ricerche del nostro Istituto Superiore di Sanità) che le e-cig rilascino
nell’ambiente emissioni di diverse sostanze tossiche”, prosegue Ricciardi, tra
cui “particelle ultrasottili, glicol propilene, nitrosamine tabacco-specifiche,
nicotina, composti organici volatili (VOC), carcinogeni e tossine, incluso
benzene, piombo, nickel ed altri”.
In tal senso, secondo Ricciardi, “l’indicazione dell’OMS a evitare
l’uso delle e-cig negli spazi chiusi e nei luoghi pubblici è finalizzata
proprio a prevenire un’esposizione significativa a queste sostanze”.
Dunque,
l’ISS “supporta l’approccio rigoroso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
in materia di sigarette elettroniche”. Inoltre, in base ai dati dell’Istituto,
“il 25% degli utilizzatori di sigarette elettroniche non ha modificato le sue
abitudini (quindi ha incrementato il consumo di nicotina) e il12% ha iniziato a
fumare (prima non era fumatore)”.
“Su un argomento così delicato è fondamentale che chi
interviene dichiari se ci sono conflitti di interesse” ha commentato Sergio Harari, Direttore dell'unità
operativa di pneumologia dell'ospedale San Giuseppe di Milano. “Deve esserci
trasparenza. Inoltre, secondo i dati di un recente studio americano, dal 2011
al 2013 il numero dei ragazzi statunitensi che non avevano mai fumato e che
hanno sperimentato il dispositivo elettronico è triplicato e non sappiamo se le
sigarette elettronico siano un primo passo
verso l’iniziazione al tabagismo ” dichiara l’esperto.
“I dati scientifici sull’efficacia della sigaretta elettronica in termini di
disassuefazione al fumo non sono particolarmente forti dal punto di
vista scientifico. Molti pazienti, invece di smettere di fumare, associano il
consumo della sigaretta tradizionale a quello della sigaretta elettroniche. Inoltre,
il confronto, volto a comprenderne l’efficacia in tal senso, dovrebbe essere
fatto non con le sigarette tradizionali ma con il cerotto, dispositivo
transdermico che non rilascia sostanze tossiche ma solo nicotina” continua Harari.
“Non sappiamo esattamente cosa contengano le singole miscele delle sigarette
elettroniche. Sappiamo che vengono rilasciate sostanze tossiche e cancerogene,
sebbene in quantità molto inferiori rispetto a quelle liberate dalle sigarette
tradizionali, ma certamente non si può dire che siano innocue. In altri paesi
europei le sigarette elettroniche vengono commercializzate in forma di “usa e
getta” o con cartucce ricaricabili. Le sigarette elettroniche commercializzate
in Italia si basano su un sistema di ricostituzione delle miscele, che può essere facilmente contraffatto , o
che se finisse in mano a un bambino potrebbe essere molto pericoloso date le
alte concentrazioni di nicotina che contiene”.
“Il governo italiano sta per agevolare il lancio di un nuovo prodotto della Philip Morris” denuncia Harari. “Si tratta di una via di mezzo fra la sigaretta elettronica e la sigaretta convenzionale, denominato IQOS. Non conterrà una soluzione liquida di nicotina ma tabacco. Questo rappresenterà una questione spinosa da affrontare sia dal punto di vista politico che da un punto di vista scientifico per quanto concerne la messa in atto di studi clinici volti a valutare possibili rischi per la salute pubblica” conclude Sergio Harari.
Chiara Finotti
Ufficio Stampa AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri)