La Società Italiana di Biofisica Pura ed Applicata (SIBPA) e l’Istituto di Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBF-CNR) hanno curato l’organizzazione e la realizzazione di sei conferenze di Biofisica al Festival della Scienza di Genova, edizione 2015 (22/10-1/11 2015), sotto la parola chiave “Equilibrio”.
La SIBPA tra i suoi scopi istituzionali ha quello precipuo di comunicare e divulgare teoria e metodi della biofisica, per questo ha trovato nel Festival della Scienza di Genova, ovvero nel suo Consiglio Scientifico e nel suo management organizzativo, una partnership sensibile ed efficiente. Una collaborazione iniziata con l’edizione 2013 dedicata alla “Bellezza” durante la quale SIBPA organizzò il ciclo di conferenze “La bellezza della biofisica“ in occasione del suo 40° anno dalla fondazione. Una collaborazione che si è positivamente confermata anche quest’anno e che speriamo di rinnovare nel futuro.
Le sei conferenze 2015,
cinque delle quali tenute presso il Museo Civico di Storia Naturale “G. Doria”
di Genova, sono state proposte sotto la comune etichetta intitolata
”L’equilibrista sperimentale: ordine dal disordine spiegato dalla Biofisica” e
hanno visto come protagonisti i seguenti relatori: Giorgio Mario Giacometti
(Università di Padova), Silvia Morante (Università di Roma Tor Vergata), Andrea
Motta (ICB-CNR Pozzuoli), Giorgio Rispoli (Università di Ferrara), Massimo
Vassalli (IBF-CNR Genova), Ilaria Zanardi (IBF-CNR Genova).
A queste vanno
aggiunte due conferenze coordinate da Franco Gambale perl’IBF-CNR. La prima,
sempre presso il Museo “G. Doria”, è stata un’originale presentazione
multimediale del libro “Artico - Un mondo che cambia (CNR Edizioni)” condotta
dai suoi autori, Franco Gambale ed Elisabetta Vallarino (IBF-CNR Genova), Ruggero
Casacchia, Roberto Sparapani e Tiziana Ciciotti (CNR Sede Centrale, Roma).
L’ultima conferenza dal titolo “Il disequilibrio della vita – Equilibrio ed entropia”
è stata tenuta presso il palazzo della borsa di Genova da Frank Lloyd Dini,
medico cardiologo della Azienda Universitaria Ospedaliera di Pisa e biofisico
di adozione.
Il ciclo
“L’equilibrista sperimentale” ha consentito di divulgare e comunicare aspetti
teorici e impostazioni sperimentali della biofisica riguardo a concetti e
antinomìe quali equilibrio/disequilibrio, ordine/disordine, semplice/complesso,
elementi costitutivi dei sistemi biologici dal livello molecolare fino a quello
integrativo-cognitivo passando per quello cellulare. In particolare è stata
ritenuta una sfida il cercare di presentare quanto per un sistema biologico il
disequilibrio e il disordine possano essere dinamiche vitali, e dunque
necessarie, ben più di quanto una logica di senso comune, scevra di scientificità,
possa attribuire ai concetti di equilibrio e ordine.
Dunque un’opportunità
anche per illustrare l’interdisciplinarietà della biofisica nell’affrontare
temi così complessi e soprattutto interconnessi. Un’evidente indizio di questa
interdisciplinarietà è reppresentata dalle molteplici afferenze, accademiche e
di ricerca, e provenienze tematiche dei relatori invitati, che sebbene
accomunati dalla matrice biofisica, spaziavano da background di biologia,
fisica, chimica-fisica, biochimica e medicina.
Di seguito
i titoli delle conferenze così come sono stati proposti da ciascun relatore (e,
tra parentesi, i titoli “tradotti” dal titolista del Festival della Scienza) e
una brevissima sinossi.
Ilaria Zanardi e
Giorgio Rispoli: Micro e macro equilibrio: dai processi cellulari alla posizione eretta (Dai
processi cellulari alla posizione eretta – Dal micro al macro equilibrio). In
questo incontro I. Zanardi ha affrontato il tema dell’equilibrio a livello
cellulare in termini di scambio e trasporto ionico mentre G. Rispoli ha
illustrato i meccanismi e i processi neurobiofisici che all’interno del nostro
orecchio e del nostro cervello concorrono al raggiungimento e al mantenimento
dell’equilibrio posturale.
Silvia Morante e
Andrea Motta: La scienza di fronte al paradosso del sistema vivente: equilibrio o disequilibrio? (Metabolismo, equilibrio o
disequilibrio? La scienza di fronte alla complessità del sistema vivente).
Partendo dall’assunto, difficilmente accettato dalla logica e dal senso comune,
che un sistema all’equilibrio sia biologicamente morto, entrambi i relatori
hanno illustrato
come al contrario i sistemi biologici debbano operare in una
condizione di disequilibrio per potersi evolvere. Utilizzando esempi del metabolismo cellulare, S. Morante
ha introdotto a corredo il concetto di complessità per spiegare la dinamica
proteica mentre A. Motta ha integrato una nuova tendenza di studio, detta
metabolomica, in grado, almeno potenzialmente, di indicare nuovi percorsi di
medicina personalizzata.
Giorgio Mario Giacometti: La vita sulla terra: uno stato di non-equilibrio sostenuto
dalla fotosintesi (La vita sulla Terra uno stato di non-equilibrio – La
fotosintesi e l’energia degli esseri viventi). In termodinamica lo stato di
equilibrio è quello in cui non succede più nulla, non avvengono più
trasformazioni: è la ‘morte’. Il fenomeno ‘vita’ richiede, invece, un
succedersi continuo di trasformazioni e processi complessi. Il sistema deve trovarsi
stabilmente in uno stato di non-equilibrio che può essere mantenuto solo grazie
a un flusso continuo di energia. L’unico flusso di energia a disposizione della
biosfera è la radiazione solare. Per utilizzare questa fonte inesauribile di
energia la natura ha ‘inventato’ la fotosintesi.
Massimo
Vassalli: Arte e scienza: un delicato equilibrio tra
batteri “buoni” e “cattivi” (Opere d’arte e biologia: un delicato
equilibrio tra batteri). Come alcuni batteri possono essere utilizzati per
competere con altri microrganismi e favorire il recupero ambientale di
monumenti e altri prodotti artistici. Il gioco tra equilibrio e disequilibrio
di microrganismi “buoni” e “cattivi” può giovare alla sperimentazione
innovativa nel campo dell’arte.
Le
conferenze di Zanardi/Rispoli e Morante/Motta, moderate da Carlo Musio, sono
state impostate come incontro a due voci (una nuova formula che è stata
sperimentata con successo), ed è stata data libertà ai relatori di
organizzare il tempo a disposizione in blocchi di esposizione singoli o alternati.
Le altre conferenze,
moderate da Franco Gambale, sono state conferenze “classiche”, individuali, ma
anche in queste si è sperimentata una buona dose di creatività e di comunicazione
tra oratori e pubblico. Giacometti e Vassalli hanno parlato rispettivamente a
persone interessate al problema dell’energia proveniente dal sole, convertita
in materia organica da parte delle piante e a chi era interessato all’uso della
biofisica nella protezione e recupero dei monumenti.
La conferenze di Frank
Lloyd Dini era rivolta in massima parte ai giovani studenti delle scuole
superiori, ma ha visto anche ampia partecipazione di singoli cittadini
interessati alla termodinamica della vita. Una presentazione al confine tra
biologia e fisica, tenuta da un relatore medico, ma che conosce molta biofisica
e fisica. Infine la Conferenza di presentazione sul tema Artico: nuovi
equilibri di un mondo che cambia aveva lo scopo di presentare il libro quasi omonimo
(Artico: un mondo che cambia), ma anche di rimarcare il fatto che la biofisica
si occupa anche degli “equilibri” tra ambiente e vita. Si noti il diverso
significato semantico del termine “equilibrio” usato, in questo contesto, con implicazioni
intrinsecamente positive a testimonianza del fatto che nella divulgazione
scientifica è necessario comunque essere molto precisi, ma al tempo stesso
flessibili. Infatti quello che a livello microscopico può essere un termine che
richiama un messaggio di “morte” a livello macroscopico-ecoambientale può
essere invece un termine che significa “sopravvivenza” e quindi vita.
Nonostante la grande
competizione in atto tra le numerose attività in parallelo (oltre 300 attività
negli 11 giorni del Festival) le conferenze sono state seguite complessivamente
da circa 480 partecipanti e hanno tutte riscosso grande attenzione. I relatori
hanno interpretato in modo diverso l’invito del
Festival a presentare il proprio tema in modo relativamente semplice e
divulgativo; pertanto alcune conferenze sono state assolutamente alla portata
di tutti, altre di livello liceale (anche perché specificamente indirizzate
alle scuole superiori) e altre ancora di livello introduttivo al tema prescelto
ma di complessità quasi universitaria. Su questi aspetti, cioè sull’opportunità
di selezionare o meno un unico livello di specializzazione per presentare le
attività scientifiche, si è un aperto un interessante confronto tra alcuni
relatori e SIBPA, teso a comprendere quale sia la misura più appropriata per
presentare i temi di scientifici, in particolare di biofisica, al cittadino
medio.
In ogni
caso il buon livello di partecipazione, le domande poste dal pubblico e
l’intensità del dibattito anche a fronte delle conferenze “più impegnative”
suggeriscono che la biofisica quando esce dai laboratori di ricerca, sia che
parli in modo accessibile a coloro che non hanno specifica formazione
scientifica sia che adoperi un linguaggio più specialistico, riesce comunque a
comunicare con un pubblico più naive e non edotto in materia e sa sollecitare l’interesse delle controparti.
Abbiamo voluto
riportare il titolo originale proposto e quello poi arrangiato nel programma
per evidenziare come a volte, seppur giustificata da ragioni editoriali e di
spazio o di appeal, una variazione
del titolo “più alla portata di tutti” possa rappresentare una scelta che,
soprattutto sui grandi numeri, rischia di non interpretare correttamente il
pensiero di alcuni singoli relatori. Un altro elemento di discussione e
confronto tra ricercatori, mediatori culturali e fruitori potenzialmente
interessati.
E’ importante
osservare che nessuno tra il pubblico si è (o ci ha) interrogato su cosa sia la
Biofisica: ritieniamo che, anche grazie all’attività di SIBPA, essa venga ormai
recepita come una componente consolidata del fare scienza con metodi della
fisica per comprendere meccanismi e processi propri delle scienze della vita.
Oltre al dettaglio
dell’evento abbiamo voluto proporre alcuni spunti di riflessione, cosiddetti
procedurali: su queste basi come su altri elementi, quali l’uso della metafora
grafica e di svariate tecnologie di espressione (i.e. filmati, modellistica e
rete), riteniamo che potrebbe essere utile articolare ulteriormente la
discussione per valutare e organizzare future iniziative.
Concludiamo questo
resoconto rivolgendo un sentito ringraziamento ai relatori per le loro
brillanti presentazioni, a Giuliano Doria, direttore
del Museo “G. Doria”, per la sensibilità dimostrata nel volerci assegnare quella
splendida sede museale, a Beatrice Mautino e a Emiliano
Audisio, Program Editors del Festival, per la loro sollecita e costante
collaborazione.