fbpx Ecco la Chimica di Malaguti, perfino in cinese | Scienza in rete

Ecco la Chimica di Malaguti, perfino in cinese

Tempo di lettura: 4 mins

È noto a tutti che il fenomeno della “globalizzazione” ha portato la Cina al centro dell’attenzione mondiale, specialmente in campo economico. Anche solo pochi decenni fa, chi mai avrebbe pensato che ogni fibrillazione dell’economia cinese si sarebbe avvertita con effetto quasi immediato anche nelle nostre tasche? Eppure è così. Ormai, si parla della Cina come di un colosso in tutti sensi, destinato a primeggiare in numerosi settori, incluso quello tecnologico.  Le sue merci invadono il mondo e così la sua imprenditoria, più intraprendente che mai. Le nostre Università accolgono i suoi studenti, spesso molto bravi e preparati, i quali contribuiscono anche ad allargare in nostri orizzonti culturali. È proprio grazie alla collaborazione di uno di essi che l’autore di questo articolo ha avuto la possibilità di ritrovare un’opera inseguita da tempo, quasi con accanimento, sulla quale erano disponibili scarne e frammentarie notizie.

Il manuale tradotto in cinese antico

Si tratta della traduzione in cinese delle Leçons élémentaires de chimie (Paris, 1853-68) del chimico di origine italiana, naturalizzato francese, Faustino Malaguti (per l’esattezza Faustin-Jovita-Marinus Malaguti). La traduzione fu pubblicata a Pechino nel 1873, con il titolo Hua-hsüeh chih-nan (Guida alla Chimica). La traduzione fu opera di A. Billequin e Lien Tzu-Chen. Il libro è scritto in cinese antico, diverso dall'attuale mandarino cinese, e fu stampato mediante litografia. Un fatto che a noi appare di notevole rilevanza culturale, come la traduzione in cinese, quasi centocinquant’anni fa, di un manuale didattico di autore italiano è stato quasi ignorato dai biografi di Malaguti. Costituisce un’eccezione il testo di Gaudiano, preciso e documentato, inserito nel Dizionario Biografico degli Italiani. Con riferimento a quanto detto all’inizio, bisogna considerare il fatto che la Cina, all’epoca, non era certamente al centro dell’attenzione mondiale come è oggi e, tutto sommato, poteva essere ritenuto un Paese ininfluente sul piano scientifico-tecnologico.

La carriera dell’esule Malaguti

Tornando a Malaguti, avendone scritto più volte, ricordiamo solo che nacque a Pragatto, minuscola frazione di Crespellano, nei pressi di Bologna, nel 1802. Studiò Farmacia a Bologna e si diplomò nel 1818. Per qualche tempo aiutò il padre nella farmacia di famiglia poi divenne assistente di Clinica Medica. Nel 1827 fu tratto in arresto e trattenuto per un po’ in prigione come cospiratore contro il Governo Pontificio. Partecipò alla Rivoluzione del 1831, naufragata in poco più di un mese così, dopo la Restaurazione ad opera delle truppe austriache, fuggì esule in Francia. A Parigi frequentò il Laboratorio di Gay-Lussac. Si laureò alla Sorbona nel 1839, poi divenne professore di Chimica Agraria a Rennes, dove rimase fino al termine dei suoi giorni (1878). Per quanto riguarda la sua opera scientifica, si rimanda a quanto scritto in precedenza. Qui ricordiamo che era particolarmente stimato per la sua dedizione all’insegnamento. Frutto del suo impegno furono alcuni manuali didattici: Leçons de Chimie Agricole (1848), Leçons élémentaires de Chimie (1853), Chimie appliquée a l’Agricolture (1862), Petit cours de Chimie Agricole (1863). Malaguti fu il primo a insegnare la chimica agraria in un’Università francese di provincia.

Il successo dei suoi manuali

Le sue lezioni sull'argomento e i manuali che scrisse s'imposero ben oltre i confini della Bretagna e della stessa Francia. Era un’abile divulgatore e s'impegnò per diffondere i rudimenti della cultura chimica pratica anche fra gli agricoltori. In realtà, più che di Chimica Agraria modernamente intesa, i suoi libri trattavano di agronomia, zootecnia e industrie agrarie, intervallate da numerose tabelle con dati di composizione chimica. Il successo “spettacolare” delle lezioni di chimica agraria di Malaguti venne riconosciuto anche dai giornali locali. Non tornò più in Italia, anche se ripetutamente richiamato e pubblicava le sue opere solo in francese. Così fu anche per le Leçons élémentaires de Chimie che, fatto piuttosto raro anche ai giorni nostri, furono tradotte perfino in cinese. Anche in Italia, per leggere Malaguti, bisognava tradurlo dal francese; l’addetto era di solito Antonio Selmi e possiamo immaginare con quanto interesse Malaguti ne seguisse il lavoro.

L’Autore ringrazia sentitamente il Sig. Kai Yang, studente dell’Università di Bologna, che lo ha gentilmente aiutato a reperire l’immagine, fornendogli altresì preziose informazioni sulla medesima.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Ostacolare la scienza senza giovare agli animali: i divieti italiani alla sperimentazione

sagoma di macaco e cane

Divieto di usare gli animali per studi su xenotrapianti e sostanze d’abuso, divieto di allevare cani e primati per la sperimentazione. Sono norme aggiuntive rispetto a quanto previsto dalla Direttiva UE per la protezione degli animali usati a fini scientifici, inserite nella legge italiana ormai dieci anni fa. La recente proposta di abolizione di questi divieti, penalizzanti per la ricerca italiana, è stata ritirata dopo le proteste degli attivisti per i diritti degli animali, lasciando in sospeso un dibattito che tocca tanto l'avanzamento scientifico quanto i principi etici e che poco sembra avere a che fare con il benessere animale.

Da dieci anni, ormai, tre divieti pesano sul mondo della ricerca scientifica italiana. Divieti che non sembrano avere ragioni scientifiche, né etiche, e che la scorsa settimana avrebbero potuto essere definitivamente eliminati. Ma così non è stato: alla vigilia della votazione dell’emendamento, inserito del decreto Salva infrazioni, che ne avrebbe determinato l’abolizione, l’emendamento stesso è stato ritirato. La ragione?