Una prima ricostruzione dell'uomo di Neandertal. Crediti: Hermann Schaaffhausen/Wikimedia Commons. Licenza: publico dominio
A seguito dell’articolo di Tuniz su La Lettura del Corriere della Sera del 24 luglio 2018, la redazione della testata giornalistica online Il Bo Live, dell’Università di Padova, ci ha chiesto se lo volevamo commentare. Nel nostro articolo abbiamo criticato il risultato del mescolamento genetico tra la nostra e altre specie ominine definito su base morfologica, quello cioè ritenuto osservabile sui fossili, perché non conosciamo la struttura anatomo-morfologica degli ibridi. Quella critica la manteniamo ma abbiamo sbagliato a non riportare le evidenze molecolari di quel mescolamento. È stato un errore perché potrebbe avere generato nel lettore l’idea che non ci fosse stato alcun mescolamento. E Tuniz ha avuto ragione a criticarci su questo punto. Gli studi molecolari hanno dimostrato non solo che il mescolamento c’è stato ma ne hanno anche definito il livello. Per riparare all’errore, rimandiamo a quanto da noi scritto nel paragrafo "Scenari di mescolamento preistorico" del nostro libro del 2017 "Umani da sei milioni di anni" (Carocci, Roma, pp. 170-2), in cui riportavamo: «La conseguenza di questi eventi di mescolamento è la presenza di tracce, pari al 2%, di genoma neandertaliano nelle popolazioni attuali con eccezione dei popoli dell’Africa sud-sahariana». Anche se studi molecolari successivi alla pubblicazione del nostro libro hanno mostrato che il mescolamento potrebbe essere anche maggiore di quello medio da noi riportato.
Vogliamo anche chiarire che siamo assolutamente consapevoli dell’importanza della microtomografia ai raggi X nella ricerca antropologica. Quella tecnologia è un sussidio utilissimo fornito dai fisici agli antropologi impegnati nella ricostruzione della nostra evoluzione. E non è l’unico sussidio a cui possono ricorrere gli antropologi, che devono essere, e sono, grati a tutti coloro – matematici, fisici, chimici, geologi e altri ancora – che forniscono nuove tecnologie per indagare la nostra storia evolutiva.
Non vogliamo aprire alcun dibattito sulle altre questioni su cui interviene Tuniz. I suoi articoli e il nostro sono presenti in rete e chiunque sia interessato può valutarli e formarsi la sua opinione.
Ci è parso molto utile, nel dibattito aperto da Scienza in rete, l’articolo del collega antropologo Manzi. E ha fatto bene anche lui a richiamarci sulla questione degli ibridi, perché non l’avevamo trattata compiutamente: come avremmo dovuto.