Ma nel frattempo i funzionari dei ministeri interessati (MUR, MISE, Ministero Salute, Ministero Ambiente) cosa stanno facendo per elaborare quei progetti sulla base dei quali l’Europa deciderà se dare o meno parte di quei 207 miliardi di euro che potrebbero risollevare la ricerca, la sanità e l’economia italiana? Sono alle viste nuovi bandi? È in corso una consultazione pubblica estesa alla comunità scientifica per ragionare su questa irripetibile opportunità? È stata per caso coinvolta la neonata Agenzia nazionale per la ricerca di cui si sono perse le tracce?
Al momento non è dato sapere. Si narra di un premier Conte che uscito dagli Stati generali lo scorso giugno, con il chiaro intento di “Reinventare l’Italia”, si rivolge ai suoi ministri per avere idee e progetti.
In effetti molti ministeri si son messi all’opera con i propri consulenti, generandone fin troppi, di progetti, per 454 miliardi di euro [1]. Fra questi giunge notizia della richiesta di 1,5 miliardi di euro per un programma di studi di salute e ambiente che ambisce fra l’altro a rifondare la sanità italiana “su basi ecologiche”.
Il progetto, non ancora presentato ufficialmente dai proponenti (Ministero Salute e Ministero Ambiente), è stato anticipato su alcuni giornali da Antonio Giordano, oncologo italoamericano che il viceministro Sileri, e i ministri Speranza e Costa avrebbero incaricato di coordinare.
Secondo Giordano l’obiettivo è di
implementare un vasto programma di sanità pubblica ecologica, focalizzato sulle problematiche di salute connesse all’esposizione ad inquinanti ambientali. Il progetto prevede non solo l’individuazione dei livelli di inquinanti e il loro monitoraggio nei diversi comparti ambientali, ma anche la rilevazione di biomarcatori e di nuove formule efficaci di prevenzione primaria, secondaria e terziaria. Sono stato incaricato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, dal Ministro della Salute Roberto Speranza e dal Viceministro Pierpaolo Sileri a coordinare un pool di esperti, tra cui l’epidemiologo Giovanni Baglio del Ministero della Salute e Iris Maria Forte, PhD in Genetica Oncologica dell’INT Fondazione “Pascale” di Napoli, ad effettuare una sperimentazione, improntata ai principi della Global Health, preliminarmente in aree territoriali selezionate, per poi estendersi a tutto il territorio nazionale.[2]
Il progetto - continua Giordano - prevede di effettuare un biomonitoraggio a tappeto degli inquinanti eventualmente presenti nella popolazione italiana residente nelle aree di bonifica sparse per l’Italia, per poi estendersi a tutta Italia. A cui dovrebbe far seguito
una riorganizzazione delle strutture sanitarie, in modo da massimizzare la qualità dell’assistenza sanitaria per tutta la popolazione.
Molti sono stati i programmi di biomonitoraggio umano in Italia, attività delicata e complessa, e condotta da gruppi molto qualificati del CNR, Istituto Superiore di sanità e università in aree critiche del paese. Giordano - che di mestiere fa l’oncologo molecolare allo Sbarro Institute della Temple University di Philadelphia [3] e che Costa ha nominato a rappresentare il suo dicastero nel Comitato Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità - ha scritto due pamphlet sulla Terra dei Fuochi, uno dei quali con il controverso virologo Giulio Tarro [4], ed è assurto agli onori della cronaca con un piccolo studio di biomonitoraggio criticato dal governatore Vincenzo De Luca (“demagogia e propaganda”), da Giordano prontamente querelato.
Ma torniamo al tema che ci preme: apprendiamo che i due ministeri della salute e dell’ambiente pensano di chiederne 1,5 miliardi per la “sanità ecologica”. Cifra stellare: pari a 3 volte il finanziamento dell’intero CNR, 10 volte il finanziamento della ricerca in tutti gli IRCCS italiani, 15 volte quello dell’Istituto italiano di tecnologia, e pari appunto alla cifra che il fisico Ugo Amaldi chiede per ridare ossigeno alla ricerca pubblica in Italia.
Vista la posta in gioco, come si sono attrezzati i due ministeri per elaborare una proposta credibile che dovrà passare al vaglio, molto attento, della Commissione europea? Con quale strategia politica (visto che si parla di rifondare l'SSN su basi ecologiche), con quali meccanismi di selezione pubblica e coinvolgimento della comunità scientifica e sanitaria?
Questo abbiamo chiesto alcuni giorni fa al viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, e al ministro dell’ambiente Sergio Costa, in attesa di una loro cortese risposta.