Contratti di ricerca: lettera aperta al Partito Democratico e ai decisori politici

Il nuovo Contratto di Ricerca (CDR), introdotto dalla legge 79/2022 per garantire tutele e dignità ai ricercatori, presenta in realtà forti criticità applicative, costi insostenibili e rigidità che escludono migliaia di giovani dal sistema della ricerca pubblica. E analizzando punto per punto le affermazioni dei suoi promotori, si evidenzia come il CDR non superi il precariato, non favorisca l’indipendenza scientifica e limiti l’accesso alla carriera accademica, a fronte di alternative più flessibili e inclusive come gli incarichi di ricerca e post-doc.
Usciamo da mesi di duro confronto politico su una questione che ha visto tanti ricercatori, università, la CRUI, gli enti di ricerca, l’Accademia dei Lincei, oltre a giovani dottorandi, dottori di ricerca e assegnisti non afferenti ad alcuna sigla, rispondere con una compattezza trasversale. Il tema del contendere è stato il Contratto di Ricerca (CDR), un nuovo strumento contrattuale introdotto nella precedente legislatura con la legge n.