In questi mesi si è molto discusso di criteri per valutare la ricerca scientifica e anche su questo web journal è aperto un dibattito sul tema. Del resto il tanto atteso insediamento dell'ANVUR e i suoi primi passi nel difficile compito di valutare la ricerca e i ricercatori ha scatenato dibattiti, ha acceso preoccupazioni, ha determinato prese di posizioni. Non è mia intenzione entrare direttamente in questo tema. Da più parti è stata proposta l'opportunità di considerare i brevetti, più in generale i titoli di proprietà industriale, tra i titoli valutabili al pari delle pubblicazioni scientifiche. Nei documenti ufficiali, ad esempio dell'ANVUR, del MIUR, del CUN, non si trova quasi niente al riguardo, ma sia in ambito accademico, sia in ambito industriale e politico sono emersi orientamenti sul tema, spesso contrapposti. In effetti il brevetto come titolo rilevante per la carriera di un ricercatore, più in generale per valutare la qualità della ricerca, non è così semplice da analizzare.
Voglio ricordare che il brevetto è di fatto una pubblicazione, ma la sua validità, quindi ottenerne la concessione in analogia con l'ottenimento della pubblicazione di un lavoro scientifico, necessita di requisiti specifici definiti dalla legge: il trovato, l'invenzione, deve essere nuovo, deve essere originale (non deve derivare in modo ovvio dallo stato dell'arte), deve essere passibile di produzione industriale. E' evidente che i requisiti sono ben diversi da quelli necessari per la pubblicazione di un paper su una buona rivista scientifica che sono l'apporto di nuova conoscenza ottenuta con metodo scientifico quindi oggettivo, affidabile, verificabile. Questi giudizi vengono espressi da altri scienziati esperti della materia (peer reviewers). Del resto è ben noto che i brevetti sono titoli giuridici che conferiscono il diritto di escludere altri dallo sfruttamento di una invenzione mentre le pubblicazioni scientifiche sono strumenti per la condivisione del sapere.
Chi sostiene che il brevetto è un titolo analogo alla pubblicazione scientifica per la valutazione del ricercatore ritiene che il brevetto sia la testimonianza dell'utilità della ricerca e dell'impegno a trasferire i risultati in modo mirato. I sostenitori delle pubblicazioni sostengono invece che per ottenere un brevetto valido non sia necessaria alcuna ricerca scientifica. In effetti da sempre e ovunque la valutazione di un ricercatore o di una struttura di ricerca sono basati sulle pubblicazioni scientifiche perché il presupposto è che siano la testimonianza di attività svolte con metodo scientifico all'interno di una comunità scientifica che valuta il valore dei risultati della ricerca. Molti temono quindi che per brevettare si tralasci di pubblicare.
Nel VIII rapporto Netval del 2011 si illustrano e si commentano i risultati delle azioni di valorizzazione della ricerca nelle università italiane. Il tema è importante perché la valorizzazione della ricerca mediante i tipici strumenti del trasferimento tecnologico è diventato un ambito con il quale le università si relazionano con il tessuto economico e industriale. Quest'anno fra i tanti dati del rapporto Netval c'è anche la lista dei ricercatori con il più alto numero di famiglie di brevetti (una famiglia di brevetti è una invenzione che è stata depositata in più stati e quindi per quale esistono più brevetti identici). Per curiosità ho cercato quale fosse l'H-index dei ricercatori con più di dieci famiglie di brevetti e di seguito riporto la tabella ottenuta.
# |
Top inventori |
Famiglie di brevetti |
Affiliazione degli inventori |
H-index |
1 |
Moretta Alessandro |
28 |
Università di Genova |
91 |
2 |
La Colla Paolo |
26 |
Università di Cagliari |
27 |
3 |
Gleria Mario |
20 |
CNR |
18 |
4 |
Minto Francesco |
20 |
CNR |
11 |
5 |
Martuscelli Ezio |
17 |
CNR |
38 |
6 |
Dario Paolo |
16 |
Scuola Superiore Sant'Anna - Pisa |
43 |
7 |
Brenci Massimo |
14 |
CNR |
14 |
8 |
Satta Giuseppe |
12 |
CNR |
24 |
9 |
Ferraro Pietro |
11 |
CNR |
25 |
10 |
Matacotta Francesco Cino |
11 |
CNR |
13 |
11 |
Nicola Giordano |
11 |
CNR |
28 |
12 |
Salvetti Giuseppe |
11 |
CNR |
20 |
Consideriamo pure che sono possibili errori di vario tipo - i dati del rapporto Netval derivano solo dai questionari compilati dagli uffici di trasferimento tecnologico delle università, il calcolo dell'H-index può essere viziato da molti fattori, esistono differenze rilevanti tra i settori disciplinari della ricerca – certo è che questi signori hanno molti brevetti e certamente dei valori di H-index rispettabili, in alcuni casi elevati.
La mia opinione è quindi che nei settori in cui i risultati della ricerca possono essere invenzioni che propongono la soluzione di un problema tecnico, i ricercatori che li ottengono hanno imparato a brevettarli e a pubblicarli avendo capito il differente valore dei due strumenti e sapendo usarli entrambi. Chi sostiene che pubblicazioni e brevetti sono incompatibili si sbaglia, sono perfettamente compatibili avendo tempi diversi e finalità diverse.
E' necessario però che un buon ricercatore ottenga risultati pubblicabili in ambito scientifico e per questo deve essere valutato. Certo se oltre a pubblicare deposita anche buoni brevetti non possiamo che rendergliene merito e dargli, a parità di attività scientifica, una valutazione superiore. Ma cerchiamo di non sostituire una buona pubblicazione con un brevetto.