Poco più di un mese fa avevamo lasciato il rover della NASA alle prese con le indispensabili operazioni di controllo e di messa a punto delle apparecchiature prima di lanciarsi nella sua missione scientifica su Marte. Doveroso fare il punto della situazione.
Grande soddisfazione al centro di controllo di Curiosity: tutti i test dei sistemi del rover hanno dato ottime risposte. Dopo il test della ChemCam è stata la volta del braccio robotico e del sistema di locomozione di Curiosity. Il braccio snodato, lungo oltre due metri, ha compiuto correttamente tutti i movimenti che gli sono stato richiesti e la fotocamera alla sua estremità è stata impiegata con successo per un controllo visuale del rover. Gli “autoscatti” di Curiosity hanno contribuito a tener desta l'attenzione del pubblico in momenti davvero poco entusiasmanti come quelli in cui si procede al controllo dei sistemi. Una finalità che sta alla base anche della performance del 28 agosto, quando dal rover è stata trasmessa la canzone Reach for the Stars del musicista will.i.am, la prima volta in assoluto che dalla Terra si è potuto assistere a una trasmissione musicale proveniente da un altro mondo.
E' andato benissimo anche il test del sistema di locomozione. Quasi volesse scaldare le gomme, Curiosity ha zigzagato sulla superficie di Marte lasciando però tracce leggermente diverse da quelle alle quali ci avevano abituato gli altri rover. Oltre alle solite incisioni a spina di pesce per evitare slittamenti, infatti, il disegno superficiale dei suoi sei pneumatici prevede un'alternanza di “punti” e “linee” che imprimono sul suolo marziano le lettere JPL in alfabeto Morse. Non si tratta semplicemente di una trovata per fare spettacolo, dato che le tracce vengono utilizzate dal sistema di guida per valutare accuratamente gli spostamenti. Il sistema, infatti, impiega la tecnica dell'odometria visuale per determinare lo spazio percorso grazie al riconoscimento di particolari tracce presenti sul suolo e questo gli permette di accorgersi di eventuali slittamenti delle ruote.
Venendo all'aspetto più strettamente scientifico, segnaliamo la spettacolare osservazione effettuata lo scorso 13 settembre del transito di Phobos, una delle due lune di Marte, in prossimità del bordo del disco solare. Praticamente si è trattato di una sorta di eclissi parziale, prontamente catturata dalla MastCam, l'apparecchio di ripresa di Curiosity dotato di particolari filtri che gli permettono di puntare direttamente il Sole. Non si è trattato di un evento eccezionale e neppure di una novità assoluta, dal momento che anche i due rover gemelli Spirit e Opportunity, giunti su Marte nel 2004, avevano già immortalato eventi simili negli anni passati. Al di là dell'aspetto comunque spettacolare, le immagini del transito serviranno agli astronomi a determinare con maggiore precisione i parametri orbitali dei satelliti di Marte.
Per i prossimi giorni è inoltre prevista l'osservazione ravvicinata e l'analisi di una strana roccia che ha catturato l'attenzione dei ricercatori del JPL. Battezzata con il nomignolo di Jake – una dedica a Jacob Matijevic, ingegnere capo del progetto Curiosity deceduto lo scorso agosto – la roccia presenta una curiosa forma piramidale e in cantiere c'è l'impiego sia della ChemCam equipaggiata con il vaporizzatore laser sia dello spettrometro montato sul braccio robotico (Alpha Particle X-Ray Spectrometer) per riuscire a determinarne la composizione. Occasione davvero ghiotta per procedere anche a un controllo incrociato del funzionamento dei due apparati.
Gradualmente, insomma, Curiosity comincia a macinare il suo duro lavoro.