Commento positivo sulla riforma da parte di Luigi Zingales sull'Espresso: se fosse per lui la riforma dovrebbe essere ancor piu' radicale: abolire titolo legale, traferire i fondi dalle universita' agli studenti in modo da farli diventare consumantori piu' esigenti e una radicale autonomia di Ateneo in modo da resposabilizzare le scelte di programma che adesriscano maggiormente alla domanda (degli studenti).
Promuove la riforma anche il rettore della Bocconi Tabellini. Un suggerimento su tutti: far pagare rette piu' altre agli studenti che se lo possono permettere.
«La nuova università? Rette più alte per gli studenti che sono in grado di pagarle»
Riforma o no, permane la difficolta' dei giovani ricercatori italiani a trovare sodli e un posto in italia come dimostrano bene i dati dei bandi dell'Europena Research Council (vedi anche intervista a Settis). E' l'opinione di Jacopo Meldolesi.
I nostri ricercatori sono i migliori. All'estero
Ma per uscire dal cul de sac della asfittica ricerca italiana non basta spendere piu' soldi pubblici. Serve uscire dal nanismo delle tipiche imprese italiane, che tradizionalment non investono in ricerca. Lo ricorda Roger Abravenel citando le posizioni di Emma Marcegaglia di Confindustria, che anche recentemente ha invitato le imprese italiane a pensare meno alla famiglia e piu' al mercato, aprendosi anche ai capitali stranieri. Marcegaglia insiste anche sulla governance (che manca) e su strumenticerti per l'incentivazione della innovazione.
Meritocrazia (ma non a parole) per spendere di più nella ricerca