È
così ovvio, da apparire persino banale. La Città della Scienza deve essere
ricostruita subito, lì dove è nata. Lì dove qualcuno è riuscito a distruggere
in parte la struttura materiale, ma – come ha detto Vittorio Silvestrini – non
certo l’idea.
Le ragioni ovvie, persino banali, che
ci inducono – che ci impongono – di ricostruire Città della Scienza lì dove è
nata sono almeno due. E sono di natura affatto diversa.
Una è di carattere politico (sì, che
questa è politica). Ed è la risposta che dobbiamo dare ai delinquenti che hanno
dato fuoco al più grande museo scientifico italiano di nuova generazione. Non
sappiamo né chi siano né quale sia il loro primo movente. Ma è certo che non
volevano (non vogliono) che lì, tra via Coroglio e il mare, ci sia una Città
della Scienza. Non è possibile darla loro vinta. Non accadrebbe in nessun paese
civile. Non possiamo dirgli: «Ok, il metodo è sbagliato (perché appiccare un
incendio è reato), ma il fine è giusto: la Città della Scienza si trova in un
posto in cui non dovrebbe essere e deve essere spostata». Sarebbe la resa della
legalità all’illegalità. Della civiltà all’inciviltà.
Vedete, tutta l’Italia, tutta
l’Europa e molti nel mondo sono rimasti sconcertati dalla notizia che un museo
– una palestra della cittadinanza scientifica – è stato dato deliberatamente alle
fiamme. Non era mai successo nel nostro continente. Solo i più truci
fondamentalisti nel mondo si sono accaniti contro i simboli della cultura. Ed è
accaduto raramente. Non bisogna sottovalutare la gravità di ciò che è successo
a Bagnoli. Al contrario occorre reagire con la massima determinazione su questo
inedito attacco criminale alla cultura. Iniziando la ricostruzione hic et nunc: qui e ora. Questo si
aspettano i dirigenti e i lavoratori della Fondazione IDIS; questo si aspettano
le migliaia di napoletani che hanno mostrato anche fisicamente la loro attiva
solidarietà; questo si aspettano quanti, scienziati e non, in Italia, in Europa
o nel mondo hanno voluto essere vicini alla Città della Scienza.
Non possiamo dare loro un segnale
diverso: un segnale di resa.
Sarebbe un segnale di resa di una
città, che annuncerebbe al mondo la sua definitiva sconfitta.
La seconda ragione per cui è
impensabile spostare Città della Scienza dai luoghi ove è nata è di tipo
ecologico. Di filosofia dell’ambiente e della sostenibilità. Qualcuno,
argomentando a favore dello spostamento, dice: occorre ripristinare l’antico
stato dei luoghi. Restituire Bagnoli al suo stato naturale. Ebbene questo tipo
di ragionamento – anche a prescindere da ogni considerazione di diritto – è del
tutto infondato.
Perché in una zona che da alcune
migliaia di anni è fortemente antropizzata, occorre definire cos’è lo stato
naturale dei luoghi. Città della Scienza non è nata, 25 anni fa, dal nulla. È
stata costruita, con un’elegante lavoro di archeologia industriale, ridando
forma alla più antica fabbrica di Bagnoli. Città della Scienza rappresenta
(anche) un esempio di conservazione intelligente dello stato dei luoghi. Tanto
più intelligente perché lancia un ponte – l’economia immateriale fondata sulla
conoscenza – verso il futuro. Abbattere l’antica vetreria LeFevre, che è lì da oltre
un secolo e mezzo, questo sì costituirebbe un’inaccettabile alterazione
dell’antico stato dei luoghi.
Certo, sappiamo che alcuni sostengono
che occorre eliminare ogni manufatto (ogni traccia di antropizzazione?) entro
una certa fascia dalla linea di costa, sempre per ripristinare un più antico
stato naturale dei luoghi. Ma questo tipo di argomento incappa nelle trappole
della logica del regressus ad infinitum:
dovremmo forse abbattere Venezia per ripristinare l’antico stato della laguna
veneta?
Una filosofia equilibrata tra l’uomo e
l’ambiente che lo circonda impone di respingere sia l’idea che egli sia “il
verme nella mela”, un elemento (l’unico) che inquina una natura altrimenti
incontaminata; sia che egli sia il “signore della natura”, che dispone a
piacimento dell’ambiente in cui vive.
L’uomo è parte della natura. Parte che
evolve in una natura che evolve. Con una caratteristica che forse altre specie
di esseri viventi non posseggono. L’uomo ha un’“enorme coscienza” della sua
presenza nel mondo. Sa di essere parte di un insieme. Ma sa anche che alcune sua azioni possono avere effetti desiderabili per sé e
per la (il resto della) natura. Questa consapevolezza gli impone di respingere
l’etica degli assoluti (un’azione è buona o cattiva in sé, a prescindere dal
contesto ambientale, storico e culturale) e di abbracciare l’etica della
flessibilità: dell’analisi attenta del contesto in cui opera. I fisici
direbbero delle condizioni al contorno.
In quest’ottica, a Bagnoli conservare
l’antica fabbrica LeFevre a un passo dal mare per costruire cittadinanza
scientifica e cultura ambientale è un’opera pienamente ecologica. Un vero e
proprio presidio ecologico. Mentre sarebbe un’operazione del tutto non
ecologica abbatterla.
E tutto questo a prescindere dal
rischio (Dio solo sa quanto reale) che poi, una volta abbattuta la Città della
Scienza, quell’area diventi oggetto di attenzione di quella che Benedetto Croce
chiamava la «borghesia camorristica», quella che vive di mera speculazione.
In
concreto: cosa direbbero Napoli, l’Italia, l’Europa e il mondo intero se tra
qualche anno al posto della Città della Scienza abbattuta in nome di una
malintesa sostenibilità ambientale si ritrovasse la darsena di un porto
turistico circondata dalle villette e/o dai palazzoni, magari abusivi,
realizzati dalla «borghesia camorristica»?
La Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli organizza l'evento:
"RICOSTRUIRE IL FUTURO
dalla Città della Scienza alla crescita scientifica e culturale del Paese"
- 27 marzo 2013, ore 18:00 Sala Conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino -
L’incontro nasce dall’esigenza
di guardare oltre i fatti di Bagnoli,
che il 4 marzo scorso ci hanno resi spettatori increduli del terribile rogo
della Città della Scienza, trasformandoli
in un’occasione di riflessione più ampia sulla necessità di dare un nuovo
impulso alla crescita scientifica e culturale del nostro Paese. Città della Scienza nasce da
un sogno le cui radici affondano nel grande evento di divulgazione scientifica
realizzato a Napoli nell’autunno del 1987, “Futuro
Remoto. Un Viaggio tra Scienza e
Fantascienza”, e che si ispirava a un “modello
meridionale di sviluppo” proposto da Vittorio
Silvestrini come alternativo a quello settentrionale. Al centro di questo
modello Silvestrini poneva da un lato la valorizzazione del territorio e
dall’altro la necessità di fare leva sulla cultura (quella scientifica in
particolare) per trasferire la conoscenza dai centri di ricerca verso tutte le
forze produttive locali: agli artigiani, ai piccoli imprenditori, agli operai,
fino a quei giovani con elevato livello di qualifica tristemente protagonisti
dei nuovi flussi migratori verso il nord. Ricostruire subito quel Futuro,
aggiornando il “modello meridionale” teorizzato oltre 20 anni fa e che ci
appare oggi profetico, se inteso in una prospettiva europea dove è l’Italia tutta
a essere Sud dell’Europa, appare di vitale importanza. La rinascita della Città
della Scienza potrebbe così configurarsi come paradigma di un nuovo modello di sviluppo civile, culturale,
scientifico ed economico del Paese che possa fare dell’Italia, di nuovo, un
centro di prospettiva internazionale. L’incontro, moderato dal
giornalista e scrittore scientifico Piero
Bianucci, si aprirà con la testimonianza del Direttore Generale della Città
della Scienza di Napoli, Luigi Amodio,
per proseguire con una valutazione del contesto italiano ed europeo e un dibattito
aperto al pubblico durante il quale ci sarà spazio per affrontare anche il
ruolo del territorio piemontese nell’impresa di “ricostruzione” del futuro.
Sono proprio le Istituzioni di massimo
peso scientifico del Piemonte, infatti, a essersi fatte promotrici, con
un’azione congiunta, di questo appuntamento. A testimoniare l’urgenza di una
riflessione su questi temi, hanno confermato
la propria presenza il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo, l’On. Luigi Berlinguer – Presidente del
Comitato per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica del MIUR, i
giornalisti e scrittori scientifici Piero
Angela, Bruno Arpaia e Pietro Greco.
In rappresentanza delle Istituzioni del territorio sarà presente l’Assessore
alla Cultura della Città di Torino Maurizio
Braccialarghe. Parteciperanno inoltre studenti delle scuole secondarie di secondo grado e, considerata la
rilevanza del dibattito per la società civile nella sua interezza, l’invito è esteso a tutti i cittadini (ingresso
libero fino a esaurimento posti).
L’evento è organizzato in collaborazione con un comitato organizzatore
piemontese composto da: Accademia delle Scienze di Torino, Associazione
CentroScienza Onlus, Museo Regionale di Scienze Naturali, InfiniTo Planetario
di Torino, Museo A come Ambiente, Museo di Anatomia umana “L. Rolando”, Museo
di Antropologia criminale “C. Lombroso”, Centro Interuniversitario Agorà
Scienza (Università di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte
Orientale, Università di Scienze Gastronomiche).
Per maggiori informazioni:
E-mail: [email protected]
Tel: 0116702737
Fax: 0116702746