fbpx La pillola della moralità | Scienza in rete

La pillola della moralità

Tempo di lettura: 3 mins

Di solito Massimo Piatelli Palmarini sceglie degli argomenti molto interessanti da commentare per il “Corriere della Sera” e li racconta bene. Questa volta no (vedi articolo). Forse si è fatto prendere ingenuamente da troppo entusiasmo per un argomento apparentemente di interesse e (purtroppo) fuori dalle sue competenze. E così sbaglia, su tutto, sull’esperimento, sull’equivoco personaggio che lo discute nel suo blog e sulle conclusioni che trattano del “libero arbitrio”. Incominciamo. L’autore più noto dell’esperimento riportato è Jean Decety (vedi articolo). E’ un ricercatore  francese che lavora da qualche anno all’Università di Chicago e che si è fatto una certa fama con esperimenti sull’uomo (spesso confusi) di “brain imaging”. In questo caso usa ratti. Mette un ratto in una stanzetta dove è libero di correre e dove c’è un altro ratto chiuso in una gabbietta. Talvolta il ratto ambulante libera il ratto prigioniero. La conclusione, è che lo fa perché ne ha pena e quindi non solo sente empatia per un consimile ma cerca anche di aiutarlo. Peccato che il ratto prigioniero emetta dei suoni sgradevoli segnalatori di stress e, come gli autori stessi ammettono, è possibile che la liberazione sia conseguenza del fastidio che questi suoni danno al ratto “liberatore”. Senza un controllo di questa variabile il lavoro manca di qualità scientifica (anche se pubblicato su Science)

Il secondo personaggio che entra nella storia è ben peggio. Si tratta di Peter Singer, “filosofo morale”. Famoso per un libro, pieno di sofismi, sui “diritti degli animali”. Divenuto in seguito ancora più famoso per avere sostenuto, in base a principi utilitaristi, la liceità di uccidere neonati privi di razionalità. Wiesenthal scrisse di lui (cito a memoria) “Non penso sia lecito invitare a un convegno di filosofia morale un personaggio che difende la soppressione dei bambini handicappati”. Una persona da “uccidere col silenzio” come dicono i giapponesi e non da citare per idiozie tipo: “ratti buoni, uomini cattivi”.

Cosa c’entri in tutto questo il libero arbitrio non è chiaro. Per uno scienziato un effetto senza causa non esiste. Il nostro comportamento è sempre determinato da una causa e questa nel caso del “libero arbitrio” non può che risiedere nel nostro sistema nervoso. Qui Massimo confonde il libero arbitrio, come problema filosofico e giuridico, con qualche cosa di molto più semplice e banale. Può la società imporre dei farmaci a una persona che non li vuole? La risposta è certamente: no. Non mi sembra però che questo sia un problema né attuale né di cui preoccuparsi. Può un medico consigliare a persone con disturbi gravi della personalità (narcisismo, borderline, psicopatici) farmaci che migliorino la loro vita? Non solo può, deve. Se queste persone fossero felici non si rivolgerebbero a medici, psicologi, psicoanalisti, eccetera per dare maggiore senso alla loro vita. Aiutarli è un dovere. Forse più che parlare di sofisti in cerca di pubblicità, sarebbe il caso di citare un bel libro appena uscito di Simon Baron-Cohen: “Zero degree of empathy:  A new theory of human cruelty”. La mancanza di empatia è una sofferenza per chi ne ha poca, ma, forse ancora peggio, può determinare sofferenze agli altri. Ai familiari e parenti, ma anche a tutta la comunità.

Ultima “perla” è il tentativo maldestro di trovare implicazioni sull’uomo dalle risposte empatiche dei ratti attraverso improbabili e superficiali riflessioni tratte dalla nostra quotidianità. Il chirurgo senza empatia. Tipico esempio di confusione “à la Decety”. Certo che quando il chirurgo opera non può mettersi a piangere per pietà del paziente o perché vede del sangue, ma se vede sua figlia che è a terra ferita in un incidente, sicuramente prova empatia. Se no non è un chirurgo, ma è un mostro. Massimo, sorry. 

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

La contraccezione di emergenza e il mistero dei “criptoaborti”

Il comitato anti-aborto denominato Osservatorio permanente sull’aborto sostiene che i contraccettivi di emergenza come la pillola del giorno dopo causino "criptoaborti" e insiste su una presunta azione abortiva non riconosciuta dalla comunità scientifica, che afferma chiaramente la natura contraccettiva di questi farmaci. È un movimento, sostenuto anche dall'Associazione ProVita e Famiglia, che porta avanti una campagna più ampia contro tutti i contraccettivi ormonali.

Sono 65.703 le interruzioni volontarie di gravidanza registrate dall’ISTAT nel 2022 in Italia. Il numero è calato progressivamente dal 1978, quando è entrata in vigore la legge 194, che regolamenta l’aborto nel nostro Paese. Un comitato di ginecologi e attivisti dell’Associazione ProVita e Famiglia, però, non è d’accordo: sostiene che sono molte di più, perché aggiunge al computo 38.140 fantomatici “criptoaborti” provocati dall’assunzione dei contraccettivi ormonali di emergenza, la pillola del giorno dopo e quella dei cinque giorni dopo.