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«La nuova università? Rette più alte per gli studenti che sono in grado di pagarle»
MAMbo, che scienza!
Ecco una traccia del discorso che Pier-Luigi Lollini, dell'Università di Bologna, ha tenuto presso il Museo d'arte moderna del capoluogo emiliano.
I progressi nella cura dei tumori che vediamo all'opera oggi sono il diretto risultato dell'investimento in ricerca sul cancro che tutti noi (cittadini, AIRC, ricercatori) abbiamo fatto nel passato. Cosa possiamo attenderci per il futuro?
«Cruciale spingere il credito d'imposta»
Pubblicazioni record in campo oncologico
Meritocrazia (ma non a parole) per spendere di più nella ricerca
Marcegaglia: strumenti certi per l'innovazione
Dottorandi in caduta libera
Venticinque anni fa nasceva a Pisa la prima scuola di formazione per dottori di ricerca. I giovani che da allora hanno conseguito sono molti e hanno avuto possibilità di lavoro soddisfacente. Oggi in Italia molte scuole di dottorato rischiano di chiudere, a causa dei tagli ai fondi pubblici che le finanziano. Eppure c'è una correlazione tra investimento in alta formazione e sviluppo di un paese.
Immaginate un paese adagiato sui fasti del passato, ma desideroso di non perdere posizioni rispetto ai vicini. Immaginate le sue università, sempre sulla soglia di una grande riforma, capaci di gravi dissesti ma anche di straordinarie eccellenze. E immaginatene i corridoi, dove, da secoli, si vedono passeggiare studenti, docenti, ricercatori. Da una decina d'anni, tra loro, sono comparsi nuovi personaggi tra i venticinque e i trent'anni, che vanno a lezione come i ragazzi del corso di laurea, ma fanno anche tanta ricerca come i fratelli maggiori: sono i dottorandi.